Il Ministero degli Esteri maltese respinge i sospetti avanzati da un’inchiesta del Sole 24 Ore sul presunto coinvolgimento di una funzionaria interna nei traffici illeciti di petrolio tra Libia e Italia.
Lo scorso novembre il quotidiano italiano aveva pubblicato un articolo in merito al presunto ruolo di una dirigente ministeriale 55enne, la quale sarebbe stata in contatto diretto con Darren Debono per il rilascio di alcuni documenti, siglati K.M., necessari per il trasporto di carburante via mare attraverso la «legalizzazione» dei certificati relativi alla provenienza del gasolio.
Darren Debono è una delle nove persone arrestate nell’ambito dell’operazione Dirty Oil condotta dalla Guardia di Finanza di Catania: si tratta di una delle piste più accreditate tra quelle legate all’uccisione della giornalista Daphne Caruana Galizia.
A conclusione di un’inchiesta interna per fare luce sulla vicenda, il Ministero ha sostenuto che non vi sarebbe alcuna prova concreta su contatti tra Debono e propri funzionari, e che il processo di «legalizzazione» dei documenti si limiterebbe a una sola autenticazione delle firme che compaiono nei documenti presentati.
Sempre secondo la commissione d’inchiesta interna al Ministero, non vi sarebbe stata alcuna donna 55enne incaricata nei compiti di autenticazione dei documenti, e che la persona attualmente responsabile di queste pratiche non avrebbe mai discusso la certificazione di documenti con nessuno al di fuori dei suoi superiori.
L’inchiesta ha tuttavia riconosciuto la necessità di rivedere il prima possibile alcune procedure diventate ormai «obsolete» per il rispetto dei requisiti stabiliti dal diritto internazionale, e ha chiesto a tal fine l’istituzione di un apposito gruppo di lavoro, con l’obiettivo di salvaguardare la reputazione dell’amministrazione ministeriale.
Sulla vicenda non sono mancate le critiche. Alcuni osservatori hanno notato che — di fronte alle accuse del quotidiano italiano — non è nata nessuna inchiesta della polizia, ma solo un’indagine interna del Ministero che ha, infine, «assolto se stesso».