L’economia maltese risponde alla pressione finanziaria globale, con il 52% delle aziende locali che segnala generali cenni di ripresa delle attività, dopo aver adeguato i prezzi ai nuovi trend di mercato, mentre il 64% dichiara di aver incrementato gli affari tra aprile e giugno, registrando un +16% rispetto al dato relativo al trimestre precedente.
Lo studio, presentato dalla Banca Centrale di Malta, è ricavato da un campione di 64 imprese che operano nei settori non finanziari, mettendo in luce le tendenze economiche legate al secondo trimestre del 2022.
Un’impennata negli affari sembra essere stata registrata in particolare nel settore delle costruzioni e in quello immobiliare, mentre sviluppi molto positivi si sono visti anche nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio ed in quello manifatturiero, spinti da un esponenziale aumento della domanda dovuta anche alla ripresa del turismo e dei viaggi.
Ma cosa è cambiato nei confronti dei consumatori? Il costo lievitato delle materie prime, dei trasporti e delle importazioni ha imposto nuove sfide alle aziende maltesi, costrette ad aumentare i prezzi “in blocco”, andando a strizzare ulteriormente le tasche dei cittadini.
Entrando più nello specifico, sale al 63% la percentuale di aziende che nel secondo trimestre del 2022 ha scelto di aumentare i prezzi, con in prima linea settori come quello edilizio, immobiliare, commercio e manifatturiero (il dato precedente si fermava al 45%). Di queste, il 40% ha affermato di aver incrementato “notevolmente” i prezzi, mentre il 23% di “un po’”.
Resta invece ancorata ad un debole 2% la fetta di chi è riuscito a diminuire i costi, a cui si sommano le aziende costrette a mantenere prezzi invariati poiché vincolate a contratti a lungo termine.
La guerra in Ucraina, i costi di trasporto delle merci, la minore disponibilità e l’aumento dei costi delle materie prime hanno quindi scosso l’arcipelago maltese, con il 77% degli intervistati che ha segnalato alla Banca Centrale un aumento dei prezzi di fornitura; un dato che l’Istituto ha definito “vicino ai massimi storici”.
Un altro problema che preoccupa quasi tutte le imprese riguarda la carenza di manodopera e di personale specializzato, in parte dovuto all’accesso limitato ai cittadini di Paesi terzi e al lungo processo per ottenere i permessi di lavoro. Per fronteggiare il problema, diverse compagnie hanno affermato di aver aumentato o messo in conto di aumentare gli stipendi, con incrementi che andrebbero dal 3% al 20% in alcuni casi.
Nonostante una complessa situazione, in cui gli imprenditori si aspettano ulteriori avversità, la “ruota” maltese sembra però determinata a girare, con il 92% delle aziende che si sono dichiarate determinate a proseguire con gli investimenti (tra gennaio e marzo il dato era fermo al 74%), con il 45% di loro pronta ad incrementare la forza lavoro.