Sembrerebbe aver confessato davanti alle bodycam (telecamere portatili indossate della polizia) Abner Aquilina, il ventenne di Zejtun accusato di aver violentato e ucciso Paulina Dembska, la notte tra sabato 1 e domenica 2 gennaio agli Independence Gardens di Silema.
La studentessa polacca si trovava a Malta da qualche anno per completare gli studi, trovando invece la morte per mano di una persona squilibrata.
Nell’udienza di venerdì 15 luglio l’ispettore Wayne Camilleri ha infatti testimoniato che Aquilina avrebbe confessato il delitto, poche ore dopo averlo compiuto. Il tutto davanti alle bodycam delle forze dell’ordine, che hanno registrato le dichiarazioni.
La confessione sarebbe arrivata intorno alle 6 del mattino di domenica 2 gennaio presso il centro sanitario di Floriana. Aquilina dopo il presunto omicidio compiuto perché la giovane «avrebbe opposto resistenza», si è introdotto in una chiesa a Balluta, dando segni di squilibrio e minacciando i fedeli presenti, facendosi così arrestare.
Le prime parole del reo confesso registrate dagli agenti sono raggelanti: «È stato Satana a dirmi di farlo. Ho eseguito il 33 per cento del piano. Mi hanno costretto a lasciarla e a uccidere altre persone. Il mondo sarebbe finito. Mi ha detto di mettere lo sperma dentro. Non volevo darglielo, perché dare lo sperma significa dare la propria anima».
E ancora: «Quel che è fatto è fatto. Ho ucciso una persona e poi l’ho violentata. Non volevo ferirla così tanto. Prima ho provato ad attaccare due uomini, ma poi ho pensato, meglio uno solo».
Frasi senza senso e inquietanti, riportate dai media locali presenti in tribunale, dalle quali sembrerebbe emerge una crudele verità: Abner Aquilina ha ucciso Paulina Dembska, e prima ha tentato di fare altrettanto con altre due persone. E alla domanda su come abbia posto fine alla vita della ventinovenne polacca, Aquilina avrebbe indicato calci e pugni.
Tuttavia, nei successivi interrogatori condotti anche alla presenza dell’avvocato difensore, il giovane non ha mai confermato le dichiarazioni rilasciate in prima istanza, facendo invece riferimento a “magneti e frequenze” che controllerebbero il suo cervello, facendogli anche perdere la memoria.
Atteggiamenti contrastanti da parte dell’imputato, che si sarebbero protratti lungo tutti i numerosi interrogatori, con la polizia che in tribunale ha inoltre riferito come Aquilina avrebbe “finto” di essere pazzo quando messo sotto pressione, poiché in altri momenti il suo atteggiamento sarebbe stato del tutto normale.
Messo di fronte alle foto del corpo martoriato della povera vittima, il ventenne di Zejtun si sarebbe alzato la maglietta coprendosi il viso, mostrando segni di disagio.
Davanti al giudice sono inoltre emersi dettagli agghiaccianti: Aquilina avrebbe utilizzato le proprie chiavi di casa per infliggere profonde ferite ai genitali della povera Paulina. Il ragazzo non sarebbe nuovo a episodi di violenza: l’ispettore di polizia Shaun Pawney ha infatti riferito in aula che su Aquilina pendono diverse accuse di molestie nei confronti di giovani donne. Secondo il tribunale, le prove a carico del ventenne sono sufficienti per continuare il processo.
La prossima udienza è fissata per il 2 di settembre. Il processo potrebbe però essere condizionato dalla perizia psichiatrica a cui il giovane è stato sottoposto dopo l’omicidio, su ordine del tribunale. Secondo i medici che l’hanno visitato, Aquilina avrebbe infatti agito in uno stato di forte psicosi, che perdurerebbe tutt’oggi.
Sono ancora molte le zone d’ombra attorno alla morte di Paulina Dembska. A essere certa è però la scomparsa di una giovane di 29 anni senza colpe, se non quella di essersi trovata davanti la persona sbagliata, nel posto e momento sbagliato.