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Malta è ancora lontana dall’essere un Paese “giusto”. A dichiararlo è l’Unione Europea, nel rapporto degli eurodeputati della commissione per le libertà civili (LIBE). La delegazione era sbarcata sull’arcipelago a fine maggio proprio per valutare i progressi fatti in merito a riforme giudiziarie, misure anticorruzione, sicurezza dei giornalisti e acquisizione della cittadinanza tramite investimento attraverso diversi colloqui e tavole rotonde con i principali esponenti politici e parti coinvolte negli ambiti in questione.
A mettere Malta definitivamente sotto la lente d’ingrandimento è stato senza dubbio l’omicidio di Daphne Caruana Galizia, vittima di un’autobomba il 16 ottobre 2017. La Commissione «ha espresso preoccupazione per l’impunità concessa a figure chiave dell’amministrazione Muscat, tra cui l’ex primo ministro Joseph Muscat, il suo capo di gabinetto Keith Schembri, e dell’ex ministro Konrad Mizzi, che non sono ancora stati perseguiti per le gravi e comprovate prove di corruzione, anche attraverso i rapporti forniti da NAO e FIAU e le prove pubblicate dalla defunta Daphne Caruana Galizia».
A preoccupare la delegazione europea è l’immobilismo della giustizia maltese e ora potrebbero arrivare problemi seri: i membri della LIBE hanno infatti comunicato l’intenzione di monitorare costantemente i progressi del governo sullo Stato di diritto. Come? Con una rappresentanza dell’UE presente permanentemente sull’arcipelago, in concerto con le ONG attive sul territorio.
Proprio sul caso Caruana Galizia, il rapporto della delegazione parla di “lenti progressi” in merito all’omicidio della giornalista, chiedendo la conclusione delle indagini relative ai motivi che hanno portato all’attentato e la chiusura dei relativi processi “il più rapidamente possibile”.
La LIBE assegna poi un mezzo punto a favore al governo maltese, a fronte delle risorse aggiuntive messe in campo per le indagini e la persecuzione dei reati in generale, sulla riforma per le procedure di nomina dei giudici, l’impegno della FIAU nel combattere i reati fiscali e la riforma in corso dell’ufficio del Procuratore Generale. Anche i recenti rinvii alla Procura europea sono stati visti di buon occhio.
Nonostante ciò, la delegazione europea afferma che alcune criticità devono ancora essere affrontate. Tra queste c’è il programma di cittadinanza maltese per investimenti (CBI), pratica conosciuta comunemente come “Passaporti d’oro”. Per la LIBE, il metodo è “fonte di grande preoccupazione” e dovrebbe essere immediatamente soppresso.
La risposta di Malta in tal senso è stata chiara: il governo continuerà a promuovere i passaporti d’oro, come si legge nel rapporto europeo: «I deputati si sono rammaricati del fatto che le preoccupazioni presentate dalla delegazione non siano state accolte dal governo, che ha segnalato che il programma CBI continuerà, a meno che non vi sia una sentenza di divieto da parte della Corte di giustizia dell’UE», si legge nel rapporto.
Altro argomento spinoso è ancora la libertà di informazione. A preoccupare gli eurodeputati sono infatti diversi aspetti legati ai media maltesi, come i finanziamenti potenzialmente discriminatori e il mancato accesso alle informazioni da parte del governo. Secondo quanto riportato da LIBE, nel corso dei colloqui tenuti a Malta, alcuni esponenti del settore avrebbero affermato che «I media sono divisi tra destra e sinistra come lo è società maltese, con una minima parte che rimane indipendente. Per quanto riguarda la televisione, secondo gli interlocutori, sarebbe controllata dal partito di governo. I giornalisti sono ancora presi di mira da minacce online e i media indipendenti hanno gravi difficoltà ad accedere alle informazioni, dovendo affrontare ritardi o mancate risposte da parte delle autorità maltesi».
Inoltre, la delegazione afferma di aver riconosciuto che il governo ha presentato una proposta di legge anti-SLAPP, ma allo stesso tempo ha fatto sì che i giornalisti, così come i familiari della defunta Caruana Galizia, siano ancora bersaglio di frivole azioni legali, ribadendo l’urgente appello a far cadere i casi.
Infine nel mirino europeo sono finiti i finanziamenti, e la loro trasparenza, alla politica locale, oltre ai debiti accumulati dai due principali schieramenti politici del Paese.
In conclusione, per la LIBE il percorso intrapreso da Malta è ben lontano dall’essere finalizzato. Il processo di riforma dello Stato di diritto «manca di ritmo e velocità e alcune delle riforme sono a metà e non complete. C’è l’urgente necessità di accelerare e di portare a termine le necessarie riforme legislative». La delegazione europea indica la lentezza dei procedimenti e l’insufficiente capacità delle autorità come i principali problemi del sistema giudiziario.
Da che pulpito…