Gli avvocati di Yorgen Fenech, accusati di aver tentato di corrompere un giornalista, sono stati scagionati a causa di un errore commesso dal procuratore generale.
L’accusa è caduta dopo che sulla nota di rinvio è stato indicato l’articolo di legge sbagliato, portando il magistrato ad avere come unica opzione quella di assolvere i due legali.
L’episodio che ha dato origine alla vicenda risale al 2020, quando, durante un incontro privato che ha avuto luogo a Valletta, Gianluca Caruana Curran e Charles Mercieca avrebbero offerto del denaro ad Ivan Martin, giornalista del Times Of Malta che, oltre a rifiutare il compenso, di tutta risposta ventiquattro ore dopo ha reso noto il fatto attraverso le pagine del quotidiano.
Dall’altra parte, i due legali del magnate che sta affrontando le accuse sull’omicidio Caruana Galizia, hanno giustificato il gesto dichiarando di aver agito in quella maniera a causa di una “scarsa esperienza” nel rapporto con i giornalisti.
Dopo che l’episodio è venuto a galla, Caruana Curran e Mercieca sono stati accusati dalla polizia di tentata corruzione, in quello che, legalmente parlando, è stato inquadrato come “corruzione attiva”.
Ed è proprio attorno a questa dicitura che si articola l’aspetto cruciale della questione, perché se da una parte l’accusa mossa dalla polizia era stata definita di “corruzione attiva”, dall’altra, il Procuratore Generale, a causa di un errore, ha indicato il reato trascrivendolo come “corruzione passiva” all’interno della nota.
Considerando che per il Codice Penale maltese i due reati sono ben distinti, e quindi trattati in maniera differente, questa fondamentale discrepanza ha reso impossibile procedere legalmente con il caso, obbligando il magistrato a far cadere le accuse in quanto, alla luce degli eventi, ai due imputati non sarebbero attribuibili responsabilità di “corruzione passiva”.
Infatti, secondo quanto riportato dai media locali, il magistrato ha affermato che «Nella misura in cui non è stato compiuto alcun atto di corruzione passiva, è inconcepibile che gli imputati siano considerati complici di tale reato».
L’eclatante errore commesso dal Procuratore Generale ha destato stupore ed indignazione pubblica, sollevando le perplessità anche della ONG Repubblika che lunedì ha nuovamente chiesto a gran voce le dimissioni di Victoria Buttigieg, ritenendo totalmente inaccettabile una risoluzione simile del processo: «Oggi lo Stato maltese sta dicendo alle persone oneste che non le proteggerà. Oggi, coloro che pensavano di poter fare quello che vogliono grazie ai loro soldi, persino corrompere un giornalista, possono rincuorarsi perché lo Stato maltese li proteggerà».
Incalzando sulla questione delle dimissioni del Procuratore Generale, attraverso un comunicato stampa Repubblika ha poi affermato che, nel caso in cui queste non avvengano spontaneamente, spetterebbe al parlamento prendere i provvedimenti necessari, dato che dispone degli strumenti per affrontare situazioni gravi come queste.
Nella dichiarazione emerge poi tutta la rabbia e l’amara delusione della ONG: «È inaccettabile che in un Paese democratico e civile stia accadendo quanto abbiamo visto oggi. La Corte ha validato la tesi della tentata corruzione nei confronti dell’onesto giornalista, le forze dell’ordine hanno svolto correttamente il proprio lavoro trascinando in tribunale i colpevoli. Ma a causa di ciò che ha fatto il procuratore generale, la Corte non ha potuto incriminare gli imputati. Per noi questi non sono errori».
Il comunicato poi conclude: «È inaccettabile che un governo democratico rimanga in silenzio di fronte a tale sporcizia. Lo stato di diritto, dove tutti sono uguali davanti alla legge e dove la legge è uguale per tutti, significa che devi assumerti la responsabilità di carenze così gravi. Il nostro Paese non può andare avanti così».