Avviso sui contenuti: questo articolo include riferimenti a malattie mentali e suicidio
Nella mattinata di martedì vi abbiamo raccontato del ritrovamento del cadavere di Nicholas Camilleri, rinvenuto martedì nella stanza di un edificio abbandonato situato a Għajn Tuffieħa.
Nelle ultime ore sono usciti diversi aspetti legati alle condizioni psicologiche della vittima che, secondo i propri famigliari, si sarebbe sentito abbandonato dal sistema sanitario maltese.
Come vi abbiamo raccontato, nei giorni prima di far perdere le tracce, Nicholas Camilleri ha rilasciato un post sul proprio profilo Facebook tra le cui righe ha denunciato (tra le altre cose) alcuni abusi domestici di cui avrebbe sofferto negli ultimi anni.
Ovviamente il “popolo del web” non ha perso l’occasione di dimostrare la propria mancanza di sensibilità e di buon senso incolpando della vicenda la moglie della vittima, la quale, sarebbe stata soggetta ad incitamento all’odio sui social media.
Per metter fine alle tremende illazioni da parte di queste persone, uno dei figli di Camilleri, Malcom, ha raccontato attraverso un post Facebook come il padre, disperso in una tragica deriva psicologica, sarebbe stato totalmente abbandonato dal sistema sanitario maltese, reo di non aver seguito le procedure necessarie per assistere Nicholas:
Seguendo le orme di Malcom, anche il fratello Daniel Camilleri e la vedova di Nicholas, Rita, hanno portato alla luce le ombre della vicenda nel corso di una toccante intervista con il collega Albert Galea del Malta Independent.
Proprio Daniel ha raccontato come i primi segnali di questo malessere interiore si sarebbero manifestati circa 18 anni fa, quando il padre iniziò a mostrare un comportamento paranoico che lo conduceva ad allucinazioni, autolesionismo o, addirittura, a comportamenti irrazionali, come sigillare i figli all’interno delle proprie camere con assi di legno per paura che qualcuno potesse ferirli o pensare che la famiglia volesse avvelenarlo.
Questi segnali furono però sottovalutati dal sistema sanitario che avrebbe respinto più di quattro volte la richiesta di Nicholas di entrare nel programma di salute mentale, almeno fino a tre anni dopo, quando gli fu diagnosticata una forma di schizofrenia paranoica che lo condusse all’ospedale psichiatrico Mount Carmel, ove l’uomo passò 15 anni della propria vita in terapia.
Le condizioni di Nicholas sembravano migliorare fino a quando, inspiegabilmente, lo scorso settembre gli specialisti decisero di bloccare la cura a base di iniezioni senza avvisare la famiglia.
Da quel momento iniziò il tracollo per Nicholas che, nel corso dei tre giorni successivi, aggredì fisicamente la moglie rinchiudendola in uno scantinato e pugnalandola nel petto. Da quel giorno la famiglia venne a conoscenza dell’interruzione della terapia sancita dai medici.
A seguito dell’episodio Camilleri fu arrestato per tentato omicidio mentre la moglie fu ricoverata in ospedale per diversi giorni a causa dei danni riportati, tra i quali, un polmone perforato e diverse ferite gravi che avrebbero potuto costarle la vita.
Allontanato dalla propria famiglia a causa dell’ordine di protezione emesso dai tribunali, una volta uscito di prigione, Nicholas non poteva far altro che riprendere la propria macchina, l’unica cosa che a quel punto gli rimaneva, mentre le sue condizioni continuavano a peggiorare.
Un altro aspetto sconvolgente è dato dal fatto che, anche una volta emessa la comunicazione della Polizia che ne riportava la sparizione, secondo quanto riferito da Daniel, la famiglia non fu mai avvisata della scomparsa di Nicholas, venendone a conoscenza solo in un secondo momento dai social.
E’ stato proprio il figlio Daniel a ritrovare il corpo del padre “appeso” tra le travi di un edificio abbandonato di Għajn Tuffieħa.
Vogliamo unirci al dolore della famiglia di Nicholas mentre nei nostri pensieri riecheggiano diverse domande riguardo l’enorme fallimento del sistema sanitario che porta a chiedersi come sia possibile che ad un paziente sofferente di schizofrenia paranoica siano interrotte le iniezioni senza avvisare la famiglia, o ancora, com’è possibile che con il suo trascorso si è preferito trasferirlo nel Carcere di Corradino piuttosto che lasciarlo alle cure specialistiche del Mount Carmel?
Ci si chiede, inoltre, com’è possibile che le perizie psicologiche abbiano portato a concedere a Nicholas la libertà su cauzione, mentre, ancora diverse perplessità sono date dalle operazioni di ricerca della polizia che, nonostante l’impiego dell’unità cinofila e degli elicotteri, non sono state in grado di ritrovare il cadavere rinvenuto, in seguito, dal figlio Daniel dopo soli 15 minuti di ricerca, in un luogo di facile accesso al pubblico.
Nonostante la burrasca degli ultimi anni, l’amore della famiglia di Nicholas verso il padre non smette di farsi sentire:
«Ti perdono per tutto quello che hai fatto, non eri tu. So che ci hai sempre amato, e lo abbiamo fatto anche noi. Se solo sapessi quanto ti amiamo profondamente e non desideriamo altro che tu sia finalmente in pace».
Nella speranza che il sistema che ha voltato le spalle a quest’uomo che non è riuscito a trovare la pace in questa vita, continuiamo a sperare che il “popolo dei social” possa, almeno questa volta, astenersi dall’affrettare giudizi sulla sofferenza di questa famiglia.
Se tu o qualcuno che conosci ha bisogno di parlare della propria salute mentale, chiama il servizio di supporto nazionale 179. In alternativa, visita www.kellimni.com ; OLLI.chat o il sito web Kif Int?