È finita nel peggiore dei modi la lunga “storia d’amore” tra Jason Azzopardi ed il Partito Nazionalista, al quale l’ex membro era legato sin dall’età di 17 anni.
Azzopardi ha ufficialmente rassegnato le dimissioni lunedì sera, dopo ore di tensione a mezzo social con il leader del PN, Bernard Grech, accusato – secondo Azzopardi – di aver incontrato nel dicembre 2021 un “piccolo gruppo di uomini d’affari” disposto ad effettuare donazioni al partito in cambio di una “grazia” per un parente, facendo intendere, sempre attraverso le dichiarazioni pubblicate su Facebook, che si potesse trattare di Yorgen Fenech, il principale sospettato dell’omicidio di Daphne Caruana Galizia.
Sembra che il dialogo tra i due si sia inasprito dopo la mancata riconferma di Azzopardi in parlamento, a seguito delle elezioni generali di fine marzo. Un fatto che non era mai accaduto prima in più di vent’anni di carriera nel partito.
A questo episodio sono seguiti diversi battibecchi ed una provocazione, da parte di Grech, con velati riferimenti all’ex parlamentare, in cui si legge che “ogni politico ha una data di scadenza”.
Dal canto suo Azzopardi non è di certo stato a guardare e, nello scorso fine settimana ha infiammato la piattaforma social con riferimenti all’ipotetico controverso pranzo di lavoro, in vista della raccolta fondi, tra il leader del partito e gli “uomini d’affari”, «tra cui due commercianti di sesso maschile e i due parenti stretti di una persona sotto processo in relazione a un omicidio. C’era anche presente l’imprenditore e il proprietario di una grande azienda di elettrodomestici. Sono stato informato che il capo del PN ha assicurato che se fosse stato eletto a primo ministro, avrebbe concesso la grazia a quel caso».
Accuse pesanti e rigettate categoricamente da Grech, che domenica ha invitato l’avvocato a fornire spiegazioni entro ventiquattro ore, riferendo direttamente alla commissione etica del partito.
Un lasso di tempo mai trascorso perché preceduto dalle dimissioni di Azzopardi stesso, che “con il cuore pesante” e “dopo un lungo periodo di riflessione” ha dovuto dire addio al PN in un comunicato-fiume pubblicato sulla sua pagina Facebook, in cui scrive anche che “non era disposto a compromettere i suoi valori”.
«Secondo me tutti i politici devono stare attenti a non fare nulla che possa dare l’impressione di voler scendere a compromessi con la mafia. Per i criminali, l’unico pubblico che possono avere sono i tribunali, non i partiti. Peggio ancora, si dà l’impressione che la necessità dei partiti di riscuotere il denaro dai “soggetti interessati” dia un certo accesso preferenziale ai ricchi criminali. Queste vicende hanno confermato la vulnerabilità della politica all’interferenza criminale» si legge in un passaggio della dichiarazione rilasciata da Azzopardi attraverso la popolare piattaforma social.