Sono partiti da Frignano, un paesino in provincia di Caserta, lo scorso lunedì 28 marzo i volontari dall’International Organization for Diplomatic Relations a bordo di due pulmini carichi di speranza, medicinali e generi di prima necessità, con l’obiettivo di ritornare altrettanto carichi, questa volta di profughi ucraini, almeno una settantina, da ospitare in territorio italiano. La direzione è Siret, in Romania, ai confini con l’Ucraina.
È iniziata così l’avventura lanciata dall’organizzazione diplomatica con reti internazionali che si estendono anche a Malta, guidata dal Governatore Generale Dott. Lello Marra, al cui appello hanno risposto Rosario Cutuli (segretario nazionale della sezione maltese) e Victor Galea, per unirsi alla lodevole missione umanitaria che vede ancora una volta il Belpaese e lo Stato insulare nel cuore del Mediterraneo, stringersi la mano per prestare soccorso ai più bisognosi, in fuga dalla guerra in Ucraina.
Trenta estenuanti ore di pullman, prima di giungere al confine dell’Ucraina con la Romania, come spiega Cutuli, intercettato di rientro su suolo italiano: «Siamo molto stanchi, ma allo stesso tempo pieni di gioia nel sapere di essere stati di aiuto alle persone in fuga dalla guerra. Ascoltando le storie di alcuni di loro, ci siamo resi conto che molti convivevano già da anni con la sensazione che qualcosa di brutto sarebbe prima o poi inevitabilmente accaduto».
Interrogato sull’episodio o la scena che ha maggiormente colpito i volontari in missione, Cutuli risponde senza esitazioni: «quello che impressiona di più è sapere che queste persone, in pochi minuti, hanno dovuto racchiudere l’intera vita all’interno di una piccola valigia, lasciando le proprie case, il proprio lavoro, spesso purtroppo anche i propri affetti pur di fuggire dalla guerra».
Ognuno di loro, in uscita dal Paese, è sottoposto ad un iter molto scrupoloso. Gli smistamenti vengono infatti eseguiti ai check point dislocati ai confini Ucraini – ci spiega Cutuli – dove ogni profugo viene accolto, sfamato e registrato.
La notizia clamorosa è che alla domanda su quale sia il Paese verso il quale desiderano essere accompagnati, sembra che nessuno di loro abbia risposto “Italia”. Nonostante, quindi, la paura ed il senso di incertezza verso il futuro, ogni ucraino in fuga sembra essere fermamente intenzionato a rientrare quanto prima in Patria, scegliendo temporaneamente le vicine Polonia, Ungheria e Bulgaria.
Insomma, la speranza comune sembra proprio essere quella di tornare presto ad una vita “normale”, in quelle che da sempre sono state le proprie dimore ucraine che, seppur sventrate dalle bombe, rimangono sempre “casa”.