Si è svolta oggi la seconda seduta per la compilazione delle prove nel processo a carico di Abner Aquilina, il 20enne di Zejtun accusato dell’uccisione di Paulina Dembska, la giovane donna polacca brutalmente violentata ed assassinata lo scorso 2 gennaio agli Independence Gardens di Sliema.
Aquilina, che nella precedente udienza aveva raccontato per la prima volta ciò che è realmente avvenuto quella maledetta mattina, non si è presentato in Tribunale. Pare infatti che le sue condizioni psichiche abbiano avuto una ricaduta proprio giovedì, alla vigilia del processo, che l’hanno portato ad essere trasferito dal carcere di Corradino all’ospedale psichiatrico Mount Carmel.
Nel corso dell’udienza, Joseph Saliba, lo psichiatra delle strutture che hanno ospitato Aquilina, ha testimoniato in aula affermando che, da mercoledì, l’imputato si era rifiutato di assumere i farmaci prescritti; «Sarò crocifisso a testa in giù» pare aver affermato Aquilina, dopo essersi rasato la testa ed essersi denudato nella sua cella in preda a deliri di “onnipotenza” in cui ha sostenuto di essere posseduto dal diavolo, minacciando i medici che avrebbe utilizzato i suoi “poteri demoniaci” contro di loro, intimandoli di inginocchiarsi. I vestiti sono stati utilizzati per otturare il gabinetto, nel tentativo di allagare la cella. Gli operatori della struttura hanno somministrato diverse dosi di tranquillanti contro la sua forza, prima di trasferirlo nella struttura del Mount Carmel.
La parte civile ha espresso una forte preoccupazione per la ricaduta delle condizioni di Aquilina; una strana coincidenza avvenuta poco prima della seduta di venerdì, come se fosse quasi una scusa per evitare di essere processato. Per questa ragione, l’avvocato difensore della famiglia di Dembska ha chiesto al magistrato di sospendere il termine per l’accertamento delle prove, dato che l’imputato non risulta idoneo dal punto di vista medico.
La difesa si aspetta quindi che Aquilina venga dimesso quanto prima dall’ospedale psichiatrico, così che il processo possa continuare ad avere il suo corso, evitando di accumulare ulteriori ritardi. Di fatto, ad oggi, c’è una famiglia che aspetta ancora che sia fatta giustizia sulla morte atroce della propria figlia.
Al termine dell’udienza il Tribunale ha respinto la richiesta di sospensione dei termini, dichiarando che ci fosse il ragionevole sospetto che l’accusato non fosse sano di mente al momento della commissione del reato, ma ha comunque deciso di sospendere la raccolta delle prove.
Il magistrato ha poi nominato tre psichiatri che saranno chiamati ad esaminare la salute mentale dell’imputato, stabilendo se non fosse sano di mente nel momento in cui ha commesso il reato, oppure se i problemi siano subentrati dopo. La prossima seduta si terrà l’11 marzo.