Mentre il tasso di disoccupazione sull’arcipelago maltese subiva un progressivo calo negli ultimi anni fino a raggiungere percentuali record nel 2021, nel contempo la curva dei lavoratori in condizioni di povertà ha continuato tristemente a puntare verso l’alto, tanto da raggiungere livelli allarmanti.
Dal 5,2% registrato nel 2012, si è passati infatti al 7,4% del 2020, l’anno in cui è stato totalizzato anche l’aumento più significativo. I dati, forniti dal ministro delle Finanze Clyde Caruana in seguito ad un’interrogazione parlamentare da parte del deputato Jason Azzopardi, fanno riferimento alle persone che hanno un impiego da più di sette mesi e con uno stipendio inferiore al 60 per cento della media nazionale.
Con i rincari alimentari alle stelle e l’inflazione al rialzo, le percentuali potrebbero essere destinate ad aumentare; a questo proposito, nel corso di una conferenza stampa, lo scorso lunedì Caruana ha affermato che nei prossimi giorni informerà le parti sociali su una strategia da adottare per affrontare l’impatto dell’inflazione sui lavoratori a basso reddito, la categoria più colpita dalla fluttuazione dei prezzi.
Secondo i dati pubblicati venerdì da Eurostat, nel gennaio 2022 il salario minimo negli Stati membri dell’UE variava da 332 euro al mese in Bulgaria a 2.257 euro al mese in Lussemburgo.
Con 792 euro al mese, Malta si posiziona tra i 13 Stati fanalino di coda UE ad avere un salario minimo al di sotto delle mille euro e anche tra quelli che hanno registrato un tasso medio di crescita annuale più basso, con solo +1,4%.