La mancanza di attuazione delle procedure disciplinari per il licenziamento di una dipendente è costata caro ad una società maltese che gestisce un noto ristorante a Valletta Waterfront, costretta a risarcire con poco più di 5.000 euro un ex collaboratore.
Si è chiusa così la causa intentata da una giovane italiana, G.G., assunta come cameriera in una tavola calda nel dicembre del 2016 e rispedita a casa – così sostiene la donna – due anni dopo, in seguito alla vicenda che ha scatenato la rottura dei rapporti di lavoro.
La questione è sorta quando alla dipendente è stato chiesto di servire ad un cliente una cheesecake (torta a base di formaggio fresco) che era stata fuori dal frigo per due ore. Di fronte al rifiuto da parte della dipendente, il manager l’ha intimata chiedendo di scusarsi per il suo atteggiamento, ma ciò non è avvenuto e, per questo, il responsabile ha provveduto a licenziarla in tronco.
La versione della donna non combacia però con quella del direttore del ristorante, che sostiene non ci sia stato alcun licenziamento dopo l’accaduto, bensì la ragazza è stata eliminata dallo schema di gestione dei turni dei dipendenti perché ha scelto lei stessa di non presentarsi più sul luogo di lavoro.
Analizzando le prove, il Tribunale del Lavoro ha sostenuto che comunque, prima della cessazione di un rapporto di lavoro, si sarebbe dovuto seguire un iter specifico, soprattutto a fronte di una mancanza di registrazioni verbali o scritte di avvertimenti, abusi o negligenze contro la collaboratrice che, anzi, fino ad allora, a quanto pare, aveva sempre svolto il proprio lavoro in modo corretto e professionale.
Davanti al Giudice sia il manager che il direttore del ristorante hanno ammesso di essere all’oscuro dell’esistenza di processi disciplinari a carico della forza lavoro, evidenziando il fatto che nessun iter del genere fosse stato effettivamente attuato, pertanto il Tribunale ha deciso che non si è trattato né di abbandono del posto di lavoro né di licenziamento per giusta causa.
La cessazione del rapporto di lavoro, di fatto, è stata ingiusta e di conseguenza il Giudice ha bacchettato la società a capo dell’esercizio ristorativo, costringendola a corrispondere 5.064,21 euro a titolo di risarcimento nei confronti dell’ex dipendente, somma che dovrà essere pagata entro un mese dalla sentenza.