«L’omicidio di Paulina Dembska non è stato premeditato, quindi non è stata uccisa in quanto donna e, di fatto, non si tratta di femminicidio». Le lapidarie dichiarazioni rilasciate dalla Polizia in merito al brutale assassinio della 29enne polacca, trovata cadavere lo scorso 2 gennaio agli Independence Gardens di Sliema, hanno innalzato un’ondata di sdegno e sgomento nella comunità, riversata attraverso le centinaia di commenti che sono apparsi sui social nelle scorse ore, increduli su come si potesse escludere l’ipotesi di femminicidio di fronte al caso di una donna morta strangolata prima o dopo essere stata stuprata.
«Non c’era un obiettivo specifico, nessun genere in particolare è stato preso di mira, né la vittima è stata “scelta” in modo specifico» ha affermato Brandon Pisani, portavoce delle forze di Polizia maltesi, sostenendo che le prove presentate in Tribunale avrebbero supportato la loro posizione.
Le dichiarazioni rilasciate in una conferenza stampa indetta giovedì pomeriggio, poco prima che Abner Aquilina, il principale indiziato dell’omicidio di Dembska, si presentasse in Tribunale per rispondere alle accuse di omicidio e stupro, sono in netta contraddizione con ciò che pare sia realmente accaduto lo scorso 2 gennaio. Di fatto, vogliono far intendere che non c’è stata alcuna correlazione tra la violenza sessuale, l’uccisione della ventinovenne polacca ed il reato collegato al genere, e che quindi se al posto di Paulina Dembska ci fosse stato un uomo, sarebbe stato ugualmente stuprato ed ucciso.
Non è stata fornita alcuna ulteriore giustificazione sulla matrice di tali considerazioni, nonostante poche ore dopo, in Tribunale, Abner Aquilina abbia dovuto rispondere non solo delle accuse di omicidio, ma anche di “aver trattenuto Paulina costringendola a compiere atti contro la sua volontà, violentandola vaginalmente, analmente e oralmente”.
Anche Moviment Graffitti, la ONG che si batte contro lo sfruttamento delle persone, si è espressa sulla questione dichiarandosi scioccata per le affermazioni rilasciate dalla Polizia secondo le quali non c’era alcun collegamento tra l’omicidio e il sesso della vittima.
«Ciò che hanno dichiarato è stato contraddetto proprio dall’accusa di stupro a carico dell’imputato. Risulta inoltre che il presunto assassino e stupratore avesse già dei precedenti di molestie sessuali nei confronti di altre donne. In un Paese in cui la stragrande maggioranza delle vittime di stupro è costituita da donne, e dove il numero di donne uccise dagli uomini continua ad aumentare, è surreale e assurdo negare che ci sia un legame tra l’omicidio di Dembska e il fatto che fosse una donna uccisa da un uomo proprio perché era una donna» conclude la ONG.
Lara Dimitrijevic, avvocato e membro della Fondazione per i Diritti delle Donne (Womens Rights Foundation) ha affermato che la conferenza stampa di giovedì ha dimostrato ancora una volta come la misoginia e gli stereotipi di genere siano fortemente radicati a Malta.
«Credo che la conferenza stampa di giovedì, seguita dall’udienza di Abner Aquilina, confermi quanto ancora l’ignoranza persista ai massimi livelli quando si parla di violenza di genere» ha dichiarato Dimitrijevic, aggiungendo che «uno stupro così brutale di per sé rappresenta già un esempio eclatante di misoginia e odio».