Le recenti indagini sul reddito e le condizioni di vita delle famiglie pubblicate dall’ufficio europeo Eu-Silc, coordinato dall’Istat, e rese note l’Ufficio nazionale di statistica (NSO), restituiscono un quadro allarmante secondo il quale, nel 2020, circa il 19,9 per cento della popolazione – pari a 100.712 persone – si trovava a rischio di povertà o esclusione sociale, gravemente deprivata materialmente e socialmente, o esclusa dal mercato del lavoro.
L’indicatore del tasso di rischio di povertà (ARP) fa riferimento alle persone che vivono in famiglie il cui reddito medio risulta inferiore al 60% del reddito medio nazionale, percentuale raggiunta considerando il numero totale dei famigliari a carico.
Nel 2020, la soglia ARP era fissata a 9.744 euro e, secondo le stime, erano circa 85.369 (16,9%) le persone che vivevano in nuclei a rischio povertà. Di questi, la fascia più colpita era rappresentata dalle persone anziane di età pari o superiore a 65 anni (26,3%).
L’indicatore di deprivazione materiale e sociale tiene conto di numerosi elementi che non riguardano solamente le capacità economiche dei cittadini, ma anche quelle relative alle attività ricreative e gli incontri sociali. Infatti, secondo la classifica, sono da considerate gravemente indigenti, sia materialmente che socialmente, le persone che appartengono ad un nucleo famigliare che deve privarsi di almeno sette dei tredici elementi contenuti nella lista.
Nel 2020 le stime riportano che in questa categoria rientravano circa 25.644 persone, considerate gravemente indigenti, pari al 5,1% della popolazione che vive in abitazioni private. Un dato che si posiziona al 5 cento in più rispetto a quello del 2019.
Il 9,4% è rappresentato dalle famiglie svantaggiate che non sono in grado di riuscire a raggiungere la soglia dei cinque elementi presenti nella lista come, per esempio l’acquisto di abiti o mobili per rimpiazzare quelli logori, oppure di partecipare ad attività ricreative con famiglie ed amici; tutti elementi che incidono fortemente anche sulla vita sociale.
Tra i parametri di deprivazione materiale e sociale, l’elemento più diffuso è relativo all’impossibilità di concedersi una settimana di vacanza all’anno; condizione che colpisce il 32,9 per cento delle famiglie.
Per quanto riguarda l’esclusione sociale, rientrano in questa fascia le famiglie a bassissima intensità di lavoro, ovvero gli adulti di età compresa tra i 18 e i 64 anni che hanno lavorato meno di un quinto del loro potenziale nell’anno precedente all’indagine. Nel 2020, l’indice riporta un valore pari al 4,2 per cento per famiglie con un bassissimo tasso di attività lavorativa.