Ha preso il via a Glasgow Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici 2021 che terminerà il prossimo 12 novembre. I leader mondiali si incontrano per discutere di mitigazione, adattamento e finanza e per raccontare la propria posizione sulle azioni da mettere in campo al fine di salvaguardare il pianeta dagli effetti negativi del surriscaldamento globale.
«Dobbiamo salvare la Terra» ha affermato il “padrone di casa” che ospita la manifestazione, ovvero il premier britannico Boris Johnson nella cerimonia di apertura dei lavori.
Tante le parole spese e gli impegni presi da parte dei leader internazionali che stanno presenziando all’evento proponendo azioni immediate volte a contrastare il surriscaldamento globale, un tema quanto più urgente poichè a rischio vi è il futuro del pianeta.
Ma ancora una volta pare che le parole non sempre coincidano con i fatti. Come riporta il quotidiano italiano La Stampa, a dimostrarlo è stata la sfilata di ben quattrocento jet privati (molti provenienti dall’appena concluso G20 di Roma), giunti a Glasgow per accompagnare decine di reali, amministratori delegati e leader politici alla conferenza internazionale sul clima, e che per ore hanno sorvolato i cieli scozzesi emanando tonnellate di emissioni di CO2, creando inoltre un ingorgo senza precedenti.
Nel corso del Vertice, i 190 leader mondiali hanno fatto sapere che «siamo sull’orlo di una catastrofe ambientale se non vengono subito intraprese soluzioni sostenibili per raggiungere l’ambiziosa decarbonizzazione del pianeta entro il 2030».
Onorando l’accordo di Parigi del 2015, i partecipanti alla manifestazione hanno concordato azioni comuni per ridurre le emissioni fino a raggiungere lo zero netto nel 2050 e, mantenere il riscaldamento globale “al di sotto” di 2°C rispetto ai livelli preindustriali – mirando a raggiungere 1,5°C – nel tentativo di evitare una catastrofe climatica.
Nel primo giorno della conferenza è stato diffuso un recente rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale, che ha mostrato come la temperatura attualmente registrata sia quella più alta da quando vengono effettuate le rilevazioni scientifiche. I dati mostrano che il livello degli oceani ha cominciato ad alzarsi più velocemente a partire dal 2013: da 2,1 millimetri all’anno tra il 1993 e il 2002 a 4,4 millimetri all’anno tra il 2013 e il 2021.
Ma in realtà, in quale situazione versano attualmente i singoli Paesi per prospettare una via comune verso la lotta ai cambiamenti climatici?
Anche Robert Abela, insieme agli altri leader internazionali, è presente alla conferenza, e toccherà proprio a lui, oggi, intervenire illustrando i progetti che Malta ha deciso di intraprendere per raggiungere gli obiettivi ambiziosi che portano alla decarbonizzazione dello Stato entro il 2030.
Sebbene molti fondi europei destinati allo Stato insulare saranno utilizzati per progetti “green” con particolare attenzione alla sostenibilità, la strada si prospetta ancora lunga ed insidiosa rispetto alla situazione attuale con il problema della gestione dei rifiuti e dell’inquinamento.
La preoccupazione condivisa per l’aumento delle emissioni di carbonio mostra una via comune da intraprendere: mettere da parte i contrasti politici tra i vari Paesi per il bene comune.
A diffondere questo messaggio è il Premier italiano Mario Draghi che evidenzia l’importanza di sviluppare alternative praticabili alle energie rinnovabili che potrebbero mostrare dei limiti e nel frattempo investire in tecnologie innovative per la cattura del carbonio.
Anche il presidente della commissione UE Ursula Von Der Leyen ha espresso il suo appoggio verso azioni dirette a fermare i cambiamenti climatici.
«L’Europa si impegna ad essere il primo continente con neutralità climatica al mondo e a unire le forze con i suoi partner per un’azione per il clima più ambiziosa. La corsa globale per il ‘net-zero’ entro la metà del secolo è iniziata».