Giornalisti, attivisti, membri di organizzazioni internazionali ed una numerosa folla di persone si sono riunite, sabato sera, occupando lo spazio circostante il monumento “simbolo” di Valletta in memoria di Daphne Caruana Galizia, per una veglia commemorativa in occasione del quarto anniversario della morte della giornalista assassinata con un’autobomba il 16 ottobre del 2017.
La manifestazione organizzata dall’organizzazione non governativa Repubblika e Occupy Justice, si è aperta con l’intervento di Robert Aquilina, presidente dell’Associazione Repubblika, affermando a gran voce: «È inaccettabile che a due mesi e mezzo dalla pubblicazione del rapporto di inchiesta pubblica che ha fatto luce sul caso Caruana Galizia, il primo ministro Robert Abela non abbia messo ancora in atto nulla di concreto. È inaccettabile che, ad oggi, un gruppo di persone chiaramente coinvolte nell’omicidio della giornalista occupino ancora posizioni di rilievo e siano ancora autorizzate a partecipare alle elezioni. Non ci fermeremo finchè i criminali non saranno messi dietro le sbarre».
Presente sul posto anche il giornalista italiano Sandro Ruotolo, che ha unito la propria voce alle tante che si sono alternate davanti ai microfoni della piazza, chiedendo libertà e giustizia per Daphne Caruana Galizia: «Alcune persone sono state indagate, altre sono ancora in libertà. Non bastano le scuse, vogliamo giustizia. L’opinione pubblica deve sapere ciò che avviene nei palazzi del potere. L’allora Primo Ministro Joseph Muscat non è più al Governo, ma molti dei suoi ministri si. Un buon politico fa buone leggi, un cattivo politico fa cattive leggi. Daphne doveva essere protetta per le inchieste che svolgeva, la polizia lo sapeva, ma è stata uccisa in un agguato politico mafioso. Il giornalismo non è un nemico da abbattere, da costringere al silenzio, abbiamo bisogno di giornalisti liberi, che siano i “cani da guardia” della democrazia».
È intervenuto anche Mario Motta, Segretario generale della Federazione Nazionale Stampa Italiana, affermando che chiedere giustizia per Daphne significa chiedere di vivere in un mondo libero: «le inchieste di Daphne hanno puntato un faro anche sulla criminalità organizzata in Italia, mafia e camorra in particolare, per questo è necessario lanciare un appello ai media italiani affinchè proseguano il lavoro della giornalista e venga fatta giustizia anche per tutti coloro che hanno perso la vita ricercando la verità. Daphne aveva ragione, il giornalismo non è un crimine».
Presenti alla manifestazione, con messaggi video, anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e l’eurodeputata italiana Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco Chinnici, ucciso dalla mafia nel 1983.
«Non dimenticheremo mai ciò che è accaduto quattro anni fa. Vogliamo verità e giustizia perché Daphne non è stata uccisa da degli assassini, ma da un sistema criminale, dal crimine organizzato insediato ai più alti livelli. Abbiamo il diritto di pretendere che le istituzioni non difendano i criminali» ha affermato il primo cittadino di Palermo.
Chinnici ha parlato dalla sede del Parlamento Europeo ricordando che Daphne ha difeso con la sua vita i valori fondanti della democrazia europea, tanto che il giorno della sua morte si stava preparando ad affrontare 47 cause di diffamazione civile e penale. «Affinchè non siano più permessi simili abusi su territorio europeo, abbiamo chiesto alla Commissione Europea di presentare un disegno di legge che stabilisca garanzie per tutte le persone che indagano per questioni di interesse pubblico». Concludendo il suo intervento, l’eurodeputata ha affermato che «il volto dell’Europa si specchia nel sorriso dolce, ma al tempo stesso deciso di Daphne Caruana Galizia».