C’è chi la notte non dorme rimuginando sui fatti della giornata appena trascorsa e chi non chiude occhio turbato dalle terribili vicende che sconvolgono il mondo senza accettare di stare semplicemente a guardare.
Si, perché nel vocabolario di Giovanna Foglia la parola “impossibile” non esiste; lei che ha dedicato l’intera esistenza a sostegno delle donne è la dimostrazione vivente di quanto la volontà si manifesti attraverso azioni concrete e non con le parole.
Classe 1956, porta negli occhi (e su curriculum) l’intensità, il coraggio e l’irriverenza di chi ha trascorso una vita intera senza sprecare neanche il minimo secondo perché potrebbe essere decisivo per la sopravvivenza di qualche altra donna. Ad ascoltare il suo vissuto sembra impossibile credere che sia racchiuso in un’unica persona, eppure esiste, c’è, e se ne parla troppo poco.
Nata nella Milano che conta, Giovanna Foglia è fuggita dal capoluogo lombardo in direzione Messico, investita dall’idea del nomadismo e mossa da principi femministi che la accompagnano sin dalla giovane età e che le hanno permesso di approdare, a un certo punto, anche a Malta.
Ha sempre confidato nella forza delle donne che l’ha portata a realizzare, nel 2004, “Nel Nome Della Donna”, il suo Trust con sede a Malta.
Quando nell’agosto scorso l’Afghanistan è caduto nelle mani del regime talebano, Foglia non è rimasta a guardare e, proprio il giorno successivo alla caduta di Kabul, con il supporto dell’Associazione Nove Onlus, è riuscita a portare in salvo centinaia di attiviste afghane che da anni si battevano per l’emancipazione delle donne del Paese, strappandole ad un tragico destino.
La lotta contro il tempo verso la salvezza
Racconta così l’episodio del salvataggio che ha tutti i connotati di un moderno film in stile “Shindler’s list”: «Quando ho deciso di mettere a disposizione il mio airbus 320 per recuperare le donne afghane non presenti nelle liste delle ambasciate, ma che erano invece “attiviste” che si erano emancipate nel corso degli anni e a rischio di essere trucidate, ho chiesto al Governo maltese se fosse stato disponibile ad offrire un porto sicuro a queste donne e ai loro bambini, ma la risposta è stata “non per il momento”.
Non c’era però tempo per aspettare, quindi mi sono rivolta al Governo italiano che, al contrario, si è mosso subito accettando le liste che la Nove Onlus insieme ad altre ONG avevano sottoposto. Abbiamo quindi proceduto a mettere in salvo 262 donne e bambini e qualche uomo che veniva ammesso solo perché la moglie era presente nell’elenco.
Per quanto ne so io, Malta non è molto favorevole ad introdurre profughi nel suo Paese, ed è stata proprio questa la politica che ha adottato. Non ho né la capacità né la forza politica per far cambiare le cose, anche se penso che donne e bambine/i certo non sono dei terroristi, anzi sono persone che hanno studiato e imparato mestieri utili e quindi meritevoli. Una Nazione libera e cosciente dovrebbe dar loro – con orgoglio – lo status di esuli politiche».
Giovanna Foglia, però, non si arrende ed incalza lanciando anche un appello: «mi piacerebbe che Malta, mio Stato d’elezione, accettasse anche adesso le numerose prigioniere della follia talebana, offrendo ai miei aerei un atterraggio sicuro per trasferire queste donne coraggiose che rischiano la vita cercando di sostenere la propria autodeterminazione.
Come con le navi ho bisogno di un porto sicuro, ma stavolta prima di partire, non posso stare in cielo ad aspettare il consenso, quindi chiedo a Malta che si renda disponibile il prima possibile».
Una donna dalla parte delle donne
Non si fermano qui i progetti dell’instancabile Foglia, che rivendica il potere delle donne puntando un faro anche sulla tutela dei diritti:
«Noi donne siamo la risorsa e la risposta al futuro e per questo dovremmo avere una Carta internazionale dei Diritti che ci liberi dall’opprimente schiavitù maschile che circola nel mondo.
Il cammino è lungo e tortuoso ma grazie a Nove Onlus ed altre associazioni di donne cercheremo di gridare a tutti che è ora di dire basta a questo sopruso e ridarci la dignità che meritiamo: siamo la metà del creato».
Il legame con il cielo e la nascita dei ponti aerei
Seppur con i piedi ben piantati a terra, è una sognatrice Giovanna Foglia. Questo spirito si manifesta anche nelle sue passioni che, da buona imprenditrice, riesce a concretizzare in progetti utili:
«La mia passione per il volo mi ha accompagnato tutta la mia vita fino a realizzarsi nel 1994 quando ho scoperto il parapendio.
Sono seguiti anni dove vivevo più in cielo che in terra avendo anche portato in Messico, sulla spiaggia dove vivevo, un gommone volante della Polaris che montava un’enorme ala delta su un gommone diretto in cielo.
Quindi ci ho provato, con il passare del tempo, ad aprire due compagnie aere a Malta: Oblò, con jet per voli privati, e Craftlease, che ha in pancia airbus 320, quella che ho utilizzato per trasportare le donne afghane in Italia».
Cittadina del mondo, ma maltese di adozione
Giovanna Foglia nasce in Italia ma è cittadina maltese per scelta.
«Considerando che noi donne non abbiamo nessuna Nazione che davvero ci rappresenti, non sono legata a nessun Stato di cui assumo la cittadinanza secondo la convenienza del momento. Ho vissuto trent’anni in Messico e per questo mi ritengo anche messicana oltre che maltese, ma sicuramente non italiana perché questo, nel momento della mia morte, causerebbe problemi ereditari alle donne “protector” del Trust “Nel Nome della Donna” in quanto la legge italiana non riconosce questo tipo di fondazioni».
Foglia ha infatti scoperto Malta nel 2014 mentre era alla ricerca di uno Stato che accettasse il suo Trust in qualità di fondazione Onlus con lo scopo di promuovere la libertà femminile.
«Mi è piaciuta la facilità con cui si aprono le società e la chiarezza delle leggi maltesi che le governano. Situazione ben diversa rispetto a quella italiana in cui pervade un’assurda quanto lenta burocrazia» commenta l’imprenditrice.
Un messaggio alle donne
Come si diventa Giovanna Foglia?
«Per essere come me bisogna credere che dentro sé stessi ci sia una Deità che devi lasciare manifestare e incoraggiare perché è proprio quella che ti da la forza di inseguire i più alti sogni, desideri e raggiungimenti.
Bisogna credere nella propria libertà come donna e sapere che niente è impossibile, basta davvero perseguirla con perseveranza e pazienza.
La mia vita è stata libera da ogni obbligo, costume ed inserimento nel giro economico-sociale; sono stata una nomade vivendo prima di commercio e artigianato, poi di ristorazione ed infine costruttora di case per povera gente.
Spero che la mia vita abbia contaminato con molteplici gocce dando forza e coraggio a molte donne incontrate lungo il cammino nel movimento femminista».