La cittadina di Gzira e la piccola isola ad essa collegata attraverso un ponticello, sono al centro di una bufera tra residenti e autorità locali.
Infatti, nella giornata di domenica, i numerosi cantieri a cielo aperto che popolano il paese, tra cui l’ingresso a Manoel Island, sono stati tappezzati da cartelloni in segno di protesta da parte dei residenti del luogo; una manifestazione di dissenso verso l’eccessivo sviluppo del territorio e l’inquinamento, causati dai progetti che indiscriminatamente prevedono la costruzione massiccia di edifici a danno del paesaggio e della comunità locale.
I poster, simili a quelli di pericolo posti esternamente alle aree di costruzione, citano: “Smetti di uccidere l’anima dell’isola, il mare, il lungomare, i giardini e l’isola di Manoel” e “Attenzione: sito pericoloso, i genitori sono invitati ad avvertire i loro figli dei pericoli del sovrasviluppo”.
Un messaggio chiaro quello dei residenti, che già precedentemente, insieme ai consiglieri comunali, avevano chiesto alle autorità di riconsiderare i progetti presentati per Manoel Island, unico polmone verde rimasto nella zona, così come affermato anche dalla FAA, organizzazione non governativa per la tutela dell’ambiente.
Anche “Together for a Better Environment” ha criticato recentemente il progetto di Transport Malta per la costruzione di uffici turistici e punti vendita commerciali nel giardino sul lungomare di Gzira.
Sebbene i progetti di riqualificazione di Manoel Island, che prevedono la costruzione di appartamenti di lusso a danno della sostenibilità siano già stati oggetto di ridimensionamento con la riduzione ad un terzo della superficie lorda dei nuovi edifici e l’aumento degli spazi aperti a favore della comunità a seguito di un nuovo ritrovamento archeologico, non soddisfano le aspettative dei locali.
Infatti l’associazione degli ambientalisti e i residenti non si arrendono e si dimostrano ancora molto preoccupati per l’incalzante sviluppo che pone la comunità maltese davanti alla possibilità di dover rinunciare alla vivibilità a cui sono abituati a favore di una selvaggia cementificazione.