Il 77% delle aziende di Malta accusa difficoltà a trovare lavoratori, di varie abilità, con gli affari che ne risentono. Le imprese maltesi sono attualmente alle prese con una crisi di personale a causa di un gran numero di stranieri che lasciano l’isola a causa della pandemia. Ma non è solo questo che impedisce di trovare manodopera.
I risultati sulla ricerca del personale sono stati evidenziati nell’ultimo sondaggio di Vistage Malta, commissionato dalla Camera di Commercio di Malta. Un campione di 199 intervistati ha preso parte allo studio, con la maggior parte delle aziende che impiegano più di 100 lavoratori.
Secondo la maggior parte degli intervistati (61%), la carenza di personale sta limitando la capacità della loro azienda di operare a pieno regime. Quando gli è stato chiesto perché credevano che più dipendenti facessero i bagagli e se ne andassero, il 64% ha ammesso che il loro personale era alla ricerca di stipendi più alti.
Nonostante più della metà riconosca che i loro dipendenti cercano uno stipendio più alto, meno del 40% ha pianificato di aumentare i salari come parte degli sforzi per mitigare il problema.
I maltesi sono comunque ottimisti sul futuro. Quasi tre quarti (64%) degli imprenditori ritengono che le condizioni economiche miglioreranno nei prossimi 12 mesi, più del doppio del 29% registrato nell’ultimo trimestre. La percentuale di imprese che prevedono un aumento delle entrate è cresciuta dal 33% dell’ultimo trimestre al 59% del terzo trimestre.
Come anche in Italia, tutti pronti a dar colpa al reddito di cittadinanza, tutti pronti ad assumere lavoratori extra comunitari a nero, ma nessuno si pone la domanda corretta: ma quanto pagano i lavoratori? quante ore di straordinario non retribuite o retribuite male riconoscono? quali sicurezze danno? Probabilmente molti datori, non tutti ovvio, vogliono schiavi non persone.
A Malta c’è un’economia strana, il datore di lavoro ti paga meno dell’affitto che ti chiede per la casa che ti offre. Non capisco come possa esistere un economia che fa una parte fa crescere i prezzi e dall’altra pagano sempre meno. È evidente che un punto di rottura sia alle porte se non già in corso.
Sono Italiana e lavoro nel settore educativo statale dall’ anno 2000. In precedenza, per alcuni anni avevo trovato un’ occupazione per poche ore settimanali incluso il sabato presso la biblioteca vicino casa.
Ho lavorato a turni per 36 ore alla settimana anche il sabato sino al mese di Aprile 2016 anche se non a pochi passi da casa. Ho lavoravo a tempo determinato per anni 11. Quando serviva, ho svolto gli straordinari richiesti. L’unico desiderio al quale non riesco a rinunciare è viaggiare. Grazie al mio lavoro e al desiderio di un’indipendenza economica e sociale, ho trovato un alloggio in cui vivere. Riconosco che non tutte le persone sono fortunate ma molti possono trovare diverse occupazioni e quindi imparare (Impara l’arte e mettila da parte) diverse cose, le quali un giorno potrebbero servire Penso che chiedere a se stessi volontà, sacrifici e non solo diritti, accettare le proposte del datore di lavoro (anche se al momento inconcepibili) e non dipendere sempre e/o solo dallo Stato, sia la più bella conquista. Nella mia regione il motto è: “chi ben comincia è a metà dell’ opera”.