Nonostante il tasso di povertà sia più che dimezzato negli ultimi due anni, a Malta una persona su dieci non riesce a comprare beni di prima necessità.
Per povertà estrema si indica una dura condizione di vita, nella quale si può non disporre anche di risorse considerate primarie per il sostentamento umano, come l’acqua potabile, la casa, il vestiario ed il cibo in quantità sufficiente.
Ci sono poi altri tipi di esigenze primarie come mangiare carne, pollo o pesce ogni giorno, tenere la casa al caldo, affrontare spese impreviste, ma anche prendersi una vacanza di una settimana ogni anno, mangiare fuori casa ed incontrare amici almeno una volta al mese, oppure sostituire mobili rotti o vestiti ormai logori: una persona viene considerata in stato di sofferenza quando cinque di questi elementi non possono essere soddisfatti. E i dati Eurostat mostrano che il 10,5% dei maltesi si trova in questa situazione, un forte calo rispetto al 15,3% del 2016 e al 22,9% del 2014.
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I dati mostrano inequivocabilmente anche una diminuzione del numero di persone che soffrono di gravi privazioni materiali: da 39.000 a 19.000. Allo stato attuale, questo rappresenta il 4,4% della popolazione maltese, che è inferiore alla media UE, la quale si attesta al 7,5%. Mentre la percentuale è in netto calo nei bambini e nei giovani, è in aumento fra le persone di età superiore ai 65 anni, con un incremento dal 21% al 26%.
Il principale problema dei lavoratori con un basso reddito a Malta è in assoluto quello del caro affitti e l’aumento dei prezzi dei generi alimentari.
L’attivista anti-povertà Charles Miceli, di Alleanza Kontra l-Faqar, ha commentato che i nuovi dati sono sicuramente incoraggianti, ma che sono ancora troppe le persone in difficoltà.