La verità è nei computer portatili. Gli avvocati di Yorgen Fenech, sospettato di essere il mandante dell’omicidio di Daphne Caruana Galizia, hanno chiesto che vengano portati in tribunale i laptop della giornalista assassinata perché gli hard disk contengono prove importanti che dimostrerebbero l’estraneità del loro cliente.
Nell’istanza consegnata alla magistratura, gli avvocati hanno scritto che Melvin Theuma (convolto nel delitto come intermediario tra mandanti ed esecutori) aveva affermato che Fenech lo aveva incaricato di trovare qualcuno per sbarazzarsi di Caruana Galizia perché la cronista stava per pubblicare un articolo su suo zio, Ray Fenech. Invece, secondo la difesa del presunto mandante, se si va a “scavare” nell’archivio di Daphne, non si troverà nulla di ciò a cui fa riferimento Theuma.
«In considerazione di ciò – hanno sostenuto i legali di Yorgen Fenech – i laptop e gli hard disk appartenenti alla vittima sono di grande importanza per la difesa al fine di dimostrare la sua innocenza e contrastarla con la testimonianza resa da Melvin Theuma».
Secondo quanto riporta Malta Today, nell’istanza firmata dagli avvocati Gianluca Caruana Curran, Marion Camilleri e Charles Mercieca, si sottolinea come la polizia avesse l’obbligo di raccogliere e conservare tutte le prove relative all’omicidio, sia a favore che contro l’imputato.
E tra le prove, secondo i legali di Fenech, ci devono essere anche due laptop e tre dischi rigidi utilizzati dalla vittima prima dell’omicidio avenuto nell’ottobre del 2017.