Cresce la preoccupazione intorno alle attività illecite nei centri massaggi, ormai ben note a Malta ma ancora poco contrastate per la mancanza di un solido quadro normativo a tutela delle persone vittime di sfruttamento della prostituzione, e l’assenza di sforzi coordinati per interventi di repressione.
Secondo i dati diffusi da fonti della polizia, negli ultimi tre anni sono state effettuate solo 17 ispezioni nei saloni di massaggio, che hanno portato a 15 arresti con l’accusa di traffico di esseri umani, sfruttamento sessuale e violazioni del diritto del lavoro.
Ma sono le stesse fonti ad ammettere che questi numeri probabilmente non riflettono il vero quadro della situazione: i controlli sarebbero infatti ostacolati principalmente dal fatto che queste attività in gran parte non sono regolamentate, e gli interventi sarebbero realizzati superficialmente, o solo sulla base di segnalazioni presentate direttamente dalle vittime o da vicini “sospettosi”.
La proliferazione dei saloni di massaggio in diverse città anche molto piccole è un fenomeno relativamente recente. Principalmente gestiti da europei dell’Est e asiatici, sono aumentati rapidamente nell’ultimo decennio, alimentando il sospetto che siano utilizzati da un’industria del sesso clandestino coinvolta in alcuni casi nella tratta di esseri umani. Il dibattito è stato alimentato di recente da una serie di arresti a Paceville e Swieqi.
Un caso recente riguarda una massaggiatrice di origine thailandese che sosteneva di essere stata sfruttata sessualmente, sottopagata e maltrattata mentre lavorava in un salone di Paceville.
Il caso è venuto alla luce solo quando la vittima ha trovato il coraggio di rivolgersi alla polizia e presentare una denuncia, facendo partire diverse accuse nei confronti di un maltese e della compagna cinese.
In un altro caso, sei donne e un uomo, tutti provenienti dalla Bulgaria e dalla Moldavia, sono stati incarcerati dopo aver ammesso la propria colpevolezza nella gestione di un bordello in un appartamento di tre camere da letto in una zona residenziale di Swieqi. L’attività illecita è stata fermata dopo mesi di perlustrazioni da parte della polizia, oltre a ripetute lamentele da parte di vicini e lettere anonime.