Un rapporto del Fondo Monetario Internazionale sostiene che la forte crescita dei prezzi delle case a Malta può mettere a rischio la stabilità finanziaria del Paese.
L’avvertimento arriva mentre un’indagine dell’istituto KPMG conferma che i prezzi medi degli affitti, esclusa l’isola di Gozo, sono aumentati di circa il 47% tra il 2013 e il 2016.
Nello specifico, i prezzi nella regione centrale sono aumentati del 45% (da 565 a 822 euro), il Grand Harbour ha registrato un aumento del 49% (da 751 a 1,118 euro), l’area settentrionale del 49% (da 721 a 1.074 euro), il Nord Ovest del 47% (da 554 a 814 euro) e infine il Sud ha visto un aumento del 47% (da 554 a 814 euro).
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In base alle informazioni fornite dalle agenzie immobiliari i prezzi, soprattutto tra Sliema e St Julian’s, sono aumentati in relazione alla capacità di spesa dei richiedenti, che spesso hanno ingaggiato vere e proprie gare al rialzo delle offerte.
Eppure il presidente dell’associazione di costruttori Malta Developers Association, Sandro Chetcuti, resta convinto che non esista all’orizzonte alcuna bolla immobiliare.
Tornando al FMI, il rapporto su Malta ha anche sottolineato che l’introduzione di revisioni periodiche e l’inclusione di un investimento immobiliare minimo nel piano individuale degli investitori (IIP) potrebbe aiutare a frenare la domanda pressante di alloggi e migliorare la stabilità dei prezzi.
Il FMI ha elogiato la crescita economica della nazione, ma ha messo in guardia contro un eccessivo affidamento al piano di investimento come fonte di entrate. Ha inoltre sostenuto due sfide principali da assumere nell’immediato: potenziare le infrastrutture per stare al passo con il rapido sviluppo e migliorare l’offerta di manodopera per colmare l’attuale lacuna di competenze professionali.
«La crescita economica di Malta rimane la più forte in Europa – conferma il rapporto – grazie a politiche mirate che hanno fatto progredire le riforme strutturali e contribuito al rafforzamento degli affari privati e del settore pubblico, mentre la costante creazione di posti di lavoro ha portato la disoccupazione a livelli storicamente bassi».