La lista nera dei paradisi fiscali, di imminente pubblicazione da parte dell’Unione Europea, dovrebbe includere anche Malta e altri tre stati membri, in un elenco di almeno 35 paesi con un regime di fiscalità agevolata, possibili destinazioni per i capitali in fuga dalla tassazione dei loro paesi di origine.
A sostenerlo è l’organizzazione per la lotta contro la povertà Oxfam nella relazione Blacklist or Whitewash? dove, applicando i criteri di “equa imposizione” individuati dall’UE ai 28 Stati membri e ad altri 92 paesi del mondo, sono stati individuati almeno 35 “paradisi fiscali” in tutto il mondo, tra i quali Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e Malta.
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Secondo Oxfam la lista nera ufficiale dell’UE, che sarà redatta entro la settimana prossima, potrebbe non includere alcuni importanti paradisi fiscali a causa delle pressioni politiche interne ed esterne all’UE.
Aurore Chardonnet, consulente politico di Oxfam in materia di disuguaglianza e tasse, ha dichiarato: «Se l’Unione europea è impegnata a porre fine agli scandali fiscali come Paradise Papers, Panama Papers e Lux Leaks, un passo importante è la redazione di una lista nera solida, obiettiva e coerente, per porre fine all’impatto dannoso dei paradisi fiscali sia nell’UE che nei paesi in via di sviluppo».
La ricerca mostra come i profitti realizzati nei paradisi fiscali siano sproporzionati rispetto all’attività economica reale dei paesi. Ad esempio, alcuni paradisi fiscali attraggono livelli di reddito “assurdi” da royalties, servizi finanziari e altri servizi. Bermuda – sede di Appleby, l’azienda al centro dei Paradise Papers – attira un valore di circa 4,5 volte il Prodotto interno lordo (PIL), mentre le Bahamas oltre 2 volte il PIL.
Anche le multinazionali usano spesso prestiti artificiali per spostare i profitti attraverso pagamenti di interessi tra le loro società controllate. I proventi da interessi hanno rappresentato il 73% del PIL nelle Isole Cayman, il 40% del PIL nelle Bermuda e il 25% del PIL a Lussemburgo, come rivela la ricerca di Oxfam.
«I paradisi fiscali – continua la portavoce Oxfam – consentono di evitare le tasse su scala industriale. Privano alcuni paesi di centinaia di miliardi di dollari, alimentando povertà e disuguaglianza. I governi dell’UE devono mettere gli interessi della propria gente al di sopra di quelli dei paradisi fiscali e delle multinazionali se vogliono colmare il divario tra ricchi e poveri. Sono necessarie forti sanzioni contro questi paradisi fiscali per assicurarsi che non possano sfuggire all’impunità».