I dati emessi dall’ufficio statistiche dell’Unione europea sono stati diffusi la scorsa settimana in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia. Partendo da un ottimo 26,7% nel 2010 si nota un peggioramento negli anni successivi: 2013 (32%), 2014 (31%), 2015 (28%); quindi il 24% del 2016 è da considerare un dato nettamente migliore rispetto alla media europea, che si attesta al 26,14%.
Secondo i dati del 2016 di Eurostat, nella Comunità Europea i bambini a rischio di povertà o esclusione sociale erano ben 24,8 milioni; questi minori vivevano in nuclei familiari che rientravano in almeno uno delle tre indicatori di esclusione sociale: grave deprivazione materiale, bassissima intensità di lavoro e rischio di povertà dopo trasferimenti sociali.
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Le statistiche indicano che nella maggioranza degli Stati membri dell’UE il numero di bambini a rischio di povertà o esclusione sociale è diminuita dal 27,5% del 2010 al 26,4% nel 2016.
Gli stati che hanno registrato un peggioramento sono stati Grecia e Cipro, seguiti da Svezia e Italia; quelli che invece hanno migliorato sensibilmente le loro percentuali di cittadini minorenni a rischio di povertà sono stati: Lettonia, Polonia, Ungheria, Irlanda, Bulgaria e Lituania. Gli stati fanalino di coda, dove quasi la metà dei bambini erano a rischio di povertà o esclusione sociale sempre nel 2016, sono stati Romania e Bulgaria; i paesi con il minor numero di bambini a rischio sono Danimarca (14%) e Finlandia ( 15%).
Il Partito Laburista ha espresso soddisfazione perché sotto il loro governo i minorenni a rischio di povertà o esclusione sociale sono diminuiti di ben 6000 unità, a differenza del precedente governo nazionalista che ne aveva registrato invece un aumento.