Il COVID-19, si sa, non uccide solo le persone ma anche l’economia. E la crisi finanziaria incide in maniera pesante anche sulla condizione psicologica degli imprenditori. Secondo l’Association of Catering Establishments (ACE), gli effetti della pandemia sono stati devastanti per l’intero settore della ristorazione. Le restrizioni hanno costretto alla chiusura un locale su cinque.
Secondo l’ACE, uno studio condotto su un numero non specificato di fornitori ha rilevato che tra marzo 2020 e marzo 2021 circa il 19% degli imprenditori non ha resistito alle restrizioni e ha dovuto abbassare le serrande per sempre.
«Questa cifra sbalorditiva – hanno spiegato i vertici dell’associazione – conferma gli studi che avevamo fatto nel 2020, quando il 24% dei titolari ha dichiarato di voler chiudere i negozi. Un ulteriore 12% ha messo in vendita o in affitto la propria attività».
Gli iscritti all’ACE lamentano soprattutto la disparità di trattamento ricevuta dal governo, i cui provvedimenti sarebbero stati eccessivamente punitivi nei confronti della loro categoria.
«Le nostre strutture sono state ingiustamente chiuse – hanno sostenuto i vertici dell’ACE – nonostante tutte le statistiche dimostrino che la diffusione del COVID-19 non è correlata all’apertura del ristorante. Nonostante la chiarezza dei dati, le autorità sanitarie hanno deciso di discriminare le nostre attività privandoci del nostro pane quotidiano. Imprenditori e dipendenti viene negato il diritto di lavorare e di guadagnarsi da vivere. La situazione è disperata e all’ACE vengono segnalati anche problemi di salute mentale legati a problemi di solvibilità».