Diventa sempre più complesso lo scenario che ha fatto da sfondo all’omicidio di Daphne Caruana Galizia, la coraggiosa giornalista assassinata nell’ottobre del 2017.
Il pentito Vince Muscat, che ha confessato di aver preso parte al delitto ed ha patteggiato una condanna a 15 anni, è tornato a testimoniare al processo contro i fratelli Alfred e George Degiorgio, accusati di essere gli esecutori materiali del delitto.
Noto come il-Koħħu, ha di nuovo fatto un nome pesante, quello di Chris Cardona, ex ministro dell’Economia nel governo di Joseph Muscat (dal giugno 2016 al giugno 2020), dal quale fu costretto a dimettersi per il suo presunto coinvolgimento nella morte della Caruana Galizia.
Secondo il pentito, Alfred Degiorgio si rivolse a Cardona per avere notizie sulle abitudini e gli spostamenti di Daphne, informazioni indispensabili per organizzare l’attentato. Cardona, dal canto suo, ha sempre negato di essere coinvolto nell’omicidio della giornalista ed ha definito le parole del pentito come una “pura finzione malvagia”.
Ad ogni modo, i rapporti tra Cardona e la Caruana Galizia erano molti tesi, soprattutto dopo che la cronista aveva raccontato che l’ex ministro aveva frequentato un locale di spogliarelliste durante una trasferta in Germania.
Per l’avvocato William Cuschieri, difensore di Degiorgio, Muscat sta solo tentando di scaricare molte responsabilità sul suo cliente riferendo fatti mai avvenuti.
Nel corso dell’udienza si è tornato a parlare di altri due attentati falliti: Daphne doveva morire nel 2014, ma non fu possibile organizzare l’omicidio; anche nel 2015 si provò ad eliminarla, ma senza successo.