L’insegnamento della lingua inglese ha negli ultimi anni contribuito non poco all’economia maltese, influenzando anche il settore turistico grazie all’arrivo di studenti di tutte le età e in tutte le stagioni.
Sebbene asili, scuole primarie e secondarie riaprano gradualmente, alle scuole di lingua inglese rimarrà consentito solo l’insegnamento online.
Caroline Tissot, amministratore delegato della Federazione per le organizzazioni degli insegnanti di lingua inglese a Malta (FELTOM), ha rivelato al Malta Independent la gravità della situazione: «L’industria della lingua straniera inglese – ha affermato – è una delle più terribilmente colpite nel nostro Paese, ha subito notevoli perdite finanziarie. Il sostegno alle scuole è fondamentale se si vuole che sopravviva».
Se la frequenza in remoto è stata finora ammissibile e gli aiuti governativi hanno consentito di limitare i licenziamenti, gli effetti prolungati della pandemia rischiano di mandare all’aria l’intero settore.
Rispetto al 2019, il 2020 avrebbe registrato un calo dell’80,3% nell’afflusso di presenze.
Gli studenti che hanno frequentato le scuole sono stati 16.491 contro gli 83.610 del 2019: da questi numeri è facile comprendere perché il rischio di chiusure e licenziamenti è piuttosto concreto.
E così, mentre le spese si accumulano, il personale si trova in un’incertezza tale da considerare l’ipotesi di cambiare mestiere e trovarne uno più stabile.
L’impossibilità delle lezioni in presenza e della “full immersion” nel contesto in cui la lingua viene parlata, toglie credibilità ed efficacia alla formazione dello “studente-cliente”.
L’utilizzo del solo canale online sottrae al Paese una fetta sostanziale di turismo al Paese, del cui indotto fanno parte anche le scuole di inglese.
In molti, incluso il ministro del Turismo Clayton Bartolo, considerano Malta una delle migliori destinazioni per questo mercato, non solo per la posizione del Paese nel Mediterraneo, ma perché altre nazioni resteranno a lungo poco accessibili a causa della pandemia.