La Malta Gaming Authority ha nel mirino Medialive, una società con sede a Qormi, sospettata di essere collegata a un racket di giochi online portato alla luce dalle autorità italiane. Ma non mancano le polemiche sui tempi di intervento.
Un portavoce dell’Authority, che ha concesso una licenza operativa alla società Medialive Limited nel 2007, ha affermato che, in vista delle indagini in corso, «eventuali ulteriori commenti in questa fase sarebbero imprudenti e prematuri». Sono però a disposizione già diverse informazioni in merito all’operazione denominata Doppio Jack, nell’ambito della quale la Guardia di finanza di Firenze ha arrestato la scorsa settimana sette sospettati, compreso il proprietario di Medialive Limited.
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Secondo il portavoce, la società, che impiega circa 55 persone e offre sessioni di casinò dal vivo, è ancora operativa e non è ancora stata presa alcuna decisione in merito alla sospensione della licenza, prevista solo nel caso di una violazione della legge maltese che non è stata ancora accertata. Anche i server dell’azienda, che erano presumibilmente utilizzati dal racket, non sono stati sequestrati fino a questo momento.
Fonti del settore hanno comunque espresso sorpresa che la MGA non abbia ancora deciso di chiamare la polizia di Malta per mettere in sicurezza i server, che potrebbero contenere prove incriminanti a rischio di “inquinamento”. Le accuse formulate, d’altronde, sono molto serie e gli arresti in Italia dovrebbero essere stati sufficienti a spingere le autorità maltesi a prendere almeno misure precauzionali per assicurarsi che qualsiasi prova possibile non venga in alcun modo compromessa.
Il presidente della Commissione antimafia del Parlamento italiano, Rosy Bindi, che era a Malta poche settimane fa, ha espresso «preoccupazione per la mancanza di collaborazione da parte delle autorità maltesi su questo racket». Ha sostenuto che l’operazione della polizia italiana ha confermato che «il gioco d’azzardo era una delle industrie in cui le attività criminali investono e riciclano denaro».
Una frecciata arriva anche dal capo della procura di Firenze, Giuseppe Creazzo, che ha evidenziato come le autorità italiane non siano ancora riuscite a ottenere il sequestro di vari conti bancari maltesi e la piattaforma informatica utilizzata a Malta in connessione con il racket del gioco d’azzardo, attribuendo tutto questo a «ostacoli legali».