Chi svolge un lavoro manuale – soprattutto muratori e falegnami – ha il doppio di probabilità di ammalarsi di sclerosi laterale amiotrofica (SLA), una patologia che porta a una progressiva paralisi dei muscoli volontari fino a coinvolgere anche quelli respiratori.
È quanto è emerso da una indagine dell’Università di Malta incrociando i dati demografici degli ultimi quattro anni. Il risultato della ricerca è stato chiaro: a Malta coloro che sono impegnati in lavori fisici pesanti, i cosiddetti “blue collar” (i colletti blu), hanno un maggiore rischio di sviluppare la SLA.
«Quasi due terzi dei pazienti affetti da SLA – ha dichiarato al Times of Malta il professor Ruben Cauchi –hanno segnalato un lavoro da “colletto blu” come occupazione principale durante l’intera carriera, il che supporta la tesi di un legame tra una storia di intensa attività fisica e questa condizione neurologica. Tuttavia, mentre la ricerca all’estero ha mostrato un aumento del rischio tra i calciatori italiani, i giocatori della National Football League americana e il personale del servizio militare, a Malta il rischio aumenta tra gli artigiani e i lavoratori affini, in particolare i lavoratori edili».
Secondo quanto riporta il Times of Malta, per la ricercatrice Maia Farrugia Wismayer ci sono due ipotesi plausibili del perché lo sforzo fisico aumenta le probabilità di ammalarsi di SLA: quando le cellule nervose usano troppo ossigeno, si formano molecole altamente reattive che danneggiano la cellula, mentre le cellule nervose potrebbero anche morire se sono eccessivamente stimolate. Entrambe potrebbero portare alla SLA.
La SLA è una malattia neurologica progressiva che distrugge i nervi che interagiscono con i muscoli del corpo e per la quale non esiste una cura. La malattia in genere porta alla completa paralisi del corpo, privando i pazienti della loro capacità di camminare, parlare, mangiare e respirare.
Ma c’è dell’altro: i pazienti maltesi con la SLA hanno una composizione genetica unica. I ricercatori dell’Università di Malta guidati da Cauchi – spiega ancora il Times of Malta – hanno esaminato la malattia per più di un decennio e recentemente hanno scoperto che il trattamento mirato ai geni dei pazienti con SLA potrebbe non essere efficace sui maltesi.