Alfred e George Degiorgio, indicati dal pentito Vince Muscat come due soggetti coinvolti nell’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia, hanno chiesto la grazia presidenziale e si dicono pronti a confessare e rivelare nuovi elementi.
Chiedono perdono per raccontare tutta la verità sull’omicidio di Daphne e tentano a loro volta il patteggiamento, sostenendo di avere informazioni importanti su altri crimini irrisolti.
Il tentativo di ricevere la grazia da parte loro porta dunque a cinque il numero dei sospettati che cercano di sfuggire a una condanna pesante accordandosi in cambio di ulteriori informazioni.
Il primo a patteggiare dopo l’arresto è stato Vince Muscat (Il-Kohhu), che ha indicato il tassista Melvin Theuma come intermediario tra il trio (composto da lui e i due fratelli Degiorgio) e il mandante.
Theuma, chiedendo e ottenendo a sua volta il perdono, ha fornito le prove che hanno portato all’arresto dell’influente uomo d’affari Yorgen Fenech, ritenuto il mandante dell’omicidio, mentre tentava la fuga dal paese a bordo del suo yacht.
Ed è stato proprio Fenech a citare in un primo momento il nome dell’ex deputato Chris Cardona come vera “mente” del piano. Ma vedendosi rifiutare l’indulto, ha corretto le sue dichiarazioni e ha invece puntato il dito contro Keith Schembri, Capo del gabinetto del governo Muscat nel periodo in cui (l’ottobre del 2017) è avvenuto l’assassinio della giornalista.
Alfred Degiorgio afferma di poter fornire non solo ulteriori informazioni sull’eliminazione di Daphne Caruana Galizia, ma anche su altri due casi irrisolti di autobombe e su un altro omicidio che non ha per ora specificato.
Nessun perdono per gli assassini
Contro la richieste di patteggiamento avanzata dai Degiorgio si è schierata la Fondazione Daphne Caruana Galizia.
«La giustizia per Daphne Caruana Galizia significa che i suoi assassini non dovrebbero essere perdonati. I crimini del passato non dovrebbero essere incassati come valuta affinché gli assassini sfuggano alla giustizia per omicidio», hanno dichiarato i vertici della fondazione, «I crimini dovrebbero sì essere risolti e i criminali assicurati alla giustizia, ma non a scapito di negare a Daphne la giustizia che merita. Ha già dato troppo per questo».