La Commissione europea starebbe valutando misure per ridurre i poteri di veto dei piccoli Stati membri della UE: una mossa per superare la resistenza alle riforme fiscali e a favorire un aumento dei prelievi a carico delle multinazionali digitali.
In materia fiscale, ad oggi, le regole della UE richiedono il sostegno di tutti i 28 Stati dell’Unione. Un requisito che ha consentito per lungo tempo a Stati poco influenti come Lussemburgo, Irlanda o Malta di ostacolare le riforme.
Leggi: Commissione Pana, «Alcuni Stati ostacolano la lotta al riciclaggio e all’evasione»
Per superare questo ostacolo, la Commissione ha annunciato per il prossimo anno la presentazione di una proposta per applicare una clausola già prevista nel trattato di Lisbona del 2009 che attribuisce potere decisionale della “maggioranza qualificata” in settori dove, di norma, viene richiesta l’unanimità.
Si tratta della cosiddetta clausola “passerelle”, sancita dall’articolo 48 del Trattato, ad oggi utilizzata per affari di mercato interno, e che già lo scorso settembre era stata individuata dal Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker per superare il nodo legato all’equa tassazione dell’industria digitale.
Nel mirino della UE sta vi sarebbero aziende come Google, Facebook, Amazon e altri giganti dell’industria digitale accusati di versare troppo poco in Europa, reindirizzando i loro profitti proprio verso i piccoli Stati dove riescono a trovare una tassazione agevolata.
Per questo nel programma di interventi per il 2018, la commissione ha affermato che entro marzo avanzerà proposte legislative per una giusta tassazione dell’economia digitale, in accordo con gran parte dei leader di Governo degli Stati membri.
Sebbene la mossa sia in grado di mettere all’angolo i piccoli Stati, ancora lascia loro una via d’uscita in quanto l’estensione della clausola “passerelle” dovrebbe essere decisa con l’approvazione unanime dei parlamenti nazionali, e potrebbe essere bloccata dal parlamento anche di un solo Stato membro .
Pertanto solo se saranno concordi tutti i 28 leader dell’Ue, che di solito hanno la maggiore influenza sulle decisioni politiche dei rispettivi paesi, la maggioranza qualificata potrebbe arrivare a determinare le decisioni a livello europeo anche in materia fiscale.