«La vita è diventata più lenta e, con più tempo per riposare e pensare piuttosto che lavorare e dedicarsi al tempo libero, alcuni matrimoni hanno iniziato ad essere vissuti come una convivenza forzata», ha dichiarato l’avvocato di famiglia Anne Marie Bisazza al Times of Malta due giorni fa.
L’avvocato Bisazza lavora sul campo da 18 anni e ha affermato di non essere mai stata così impegnata con richieste di divorzio riprese e nuove domande di separazione prima del coronavirus.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso sembra essere stata la convivenza H24 e la mancanza di distrazioni e svaghi causata dalle restrizioni anti-coronavirus. Il COVID-19 ha costretto le coppie a trovare il tempo per pensare. E, se la notte porta consiglio, quasi del tutto prevedibile è stata la decisione di lasciarsi per una gran parte di loro.
Gli avvocati di famiglia intervistati hanno riportato una tendenza di questo tipo: da marzo alla settimana di Pasqua, le coppie sposate hanno atteso con pazienza che le restrizioni si allentassero. Ma nel momento in cui si sono rese conto che la situazione sarebbe durata più a lungo del previsto, la pazienza si è esaurita lasciando il posto a una sensazione di panico.
Le coppie che convivevano ma manifestavano i primi sintomi di fallimento coniugale hanno raggiunto il limite, mentre altre hanno iniziato a prendere in considerazione la possibilità del divorzio nonostante sembrassero andare d’accordo fino a prima della pandemia.
«Di solito assisto a un boom delle domande di separazione subito dopo Natale e le vacanze estive, […] ma la situazione del coronavirus ha dato adito a un picco anche peggiore e senza precedenti», ha proseguito l’avvocato Bisazza.
Tale è stata l’urgenza di tirarsi fuori dal matrimonio, che i partner si sono preoccupati di una seconda ondata del virus e hanno preferito avviare la procedura di separazione prima che il COVID-19 colpisse ancora.
Considerata l’esperienza professionale degli ultimi due mesi, Anne Marie Bisazza si è resa conto che la pandemia è stata dura per i matrimoni migliori, per non parlare di quelli che non erano solidi neanche prima del lockdown.
«Le coppie che sembravano avere tutto, godersi la bella vita e molti fronzoli, oltre a viaggiare regolarmente, sono quelle che hanno avuto più difficoltà», ha osservato.
«Il loro matrimonio andava avanti perché si basava sulla condivisione della vita sociale, sugli amici comuni e sulle attività dei figli piuttosto che sulla relazione di coppia in sé. E quando si è trattato di andare avanti solo in virtù dell’unità della famiglia, (i partner) non hanno potuto far altro che rendersi conto di quanto materiale fosse il loro rapporto», ha concluso.