Già da qualche anno Malta ha trovato il modo per stimolare gli investimenti esteri: mettere in vendita la cittadinanza maltese e, di conseguenza, quella europea.
La controversa iniziativa, denominata «Citizenship by Investment», ha fatto discutere e sollevato perplessità anche da Bruxelles per questioni di trasparenza e sicurezza. Tuttavia il Governo Muscat è andato avanti per la sua strada e, ad oggi, sembra aver fatto un vero affare almeno sul piano dei conti pubblici.
Come mostrano gli ultimi dati dell’Ufficio nazionale di statistica (NSO), il maggiore contributo all’avanzo di bilancio registrato nel 2016 arriva proprio dal programma di vendita dei passaporti, che ha portato ricavi per un totale di 163,5 milioni di euro. Si tratta di un importo determinante rispetto ai 112,9 milioni di attivo registrato nello stesso anno, pari all’1,1% del Pil e in netta crescita rispetto al disavanzo di 104,1 milioni di euro registrato nell’anno precedente.
Leggi: Investimento in cambio di cittadinanza: la classifica mondiale vede malta al nono posto
La procedura per ottenere il passaporto maltese è molto semplice. Non ci sono requisiti di lingua, cultura e tradizioni: basta solo avere tanti soldi da spendere. Viene richiesto oltre un milione di euro per ottenere il passaporto: 650 mila euro sono destinati a un fondo di sviluppo nazionale ad hoc, 150 mila euro vengono investiti per l’acquisto di titoli di stato maltesi e un valore di almeno 350 mila deve essere dimostrato attraverso il possesso di immobili nell’isola.
Il Governo garantisce il passaporto anche ai parenti più stretti a condizioni agevolate: la cittadinanza per il consorte o per i propri figli costa tra i 25 mila e i 50 mila euro, a seconda che siano minorenni o maggiorenni.
Fino ad oggi non sono noti molti dettagli sull’iniziativa del Governo, che non ha reso pubblici i nominativi dei “nuovi cittadini maltesi”. Ma certo è che le richieste accolte sono già migliaia, tanto che 900 ne sono arrivate solo nel 2015.
Tra i richiedenti i più numerosi vi sono i mediorientali, coloro che provengono dai paesi dell’ex Unione sovietica e, soprattutto i russi per i quali il passaporto della Valletta è diventato merce preziosa per aggirare le sanzioni economiche imposte da Bruxelles. E le casse dello Stato ringraziano.