«Sto vivendo il tutto come una nuova sfida, con la speranza che nel mio settore si prenda coscienza e si ricominci da zero, puntando su talenti locali». Andrea Marino, organizzatore di eventi, spiega al nostro giornale in che modo il suo settore è stato colpito dalla pandemia del nuovo Coronavirus.
Continua l’inchiesta a puntate del Corriere di Malta, con una serie di interviste ai lavoratori italiani impiegati in diversi settori, qui nell’arcipelago maltese.
Andrea Marino è un giovane siciliano fondatore di Glam Life Events, un’azienda leader nel settore dell’intrattenimento. Vive a Malta da un anno, anche se ha iniziato a organizzare eventi sull’isola già da qualche tempo: lavora nel mondo degli eventi dal 2002.
Che cosa è cambiato nel tuo lavoro dal 7 marzo 2020?
Inizialmente un po’ tutti, io per primo, abbiamo sottovalutato l’entità del problema: a febbraio credevo che la stagione estiva fosse salva, mentre solo qualche settimana dopo, ma comunque in netto anticipo rispetto ad alcuni colleghi, ho capito che la stagione estiva non sarebbe mai neppure iniziata.
Ciò che è cambiato è certamente l’approccio ai nostri progetti, che originariamente erano focalizzati a realizzare degli eventi sia a Malta che all’estero. Adesso il nostro obiettivo come azienda è non perdere il contatto con il nostro pubblico, anzi intrattenerlo tramite i canali social.
In generale non possiamo fare alcuna pianificazione per svariate ragioni. L’industria dell’intrattenimento, non essendo certamente un settore di prima necessità, ed essendo basata sugli assembramenti, sarà l’ultima a ripartire. Detto questo, non sappiamo quando i club potranno riaprire, non sappiamo quando i voli saranno nuovamente operativi (in caso di guest internazionali) il che ci fa vivere in un profondo limbo. È ovvio che nel nostro caso non ci potranno essere mezza misure, non possiamo fare eventi garantendo il distanziamento sociale.
Cosa ne pensi delle misure prese dal Governo maltese in generale e in particolare nel tuo settore?
Credo che tutto sommato il Governo maltese sia stato molto proattivo ed abbia agito velocemente, immagino che sia più semplice gestire una situazione come quella del Covid-19 in un’isola piccola come Malta piuttosto che in uno Stato grande come l’Italia. Va anche detto però che in un Paese ad alta densità di popolazione, come l’arcipelago maltese, il rischio di contagi avrebbe potuto rappresentare un grande problema.
Parlando del mio settore nello specifico, non credo che il Governo abbia adottato delle misure dedicate, non che io sappia, quindi le limitazioni applicate in generale sono quelle applicate ai club e locali notturni.
Quali sono le conseguenze economiche ed emotive che hai subito a causa di queste misure?
Le perdite economiche effettive e potenziali sono innegabili, basti pensare che nel nostro caso avevamo già un accordo con un noto beach club di Malta per tre grossi show a cadenza mensile, più altri eventi a cadenza settimanale, per un totale di circa dodici eventi cancellati solo a Malta.
Personalmente, sto vivendo il tutto come una nuova sfida e con la speranza che il mondo della notte (ad ogni livello – DJ internazionali, booking agencies, gestori di venue etc) prenda coscienza, faccia un passo indietro e si ricominci da zero, puntando su talenti locali e avendo pretese economiche assolutamente inferiori.
In questo senso noi ci stiamo muovendo per ideare un piano “salva club” basato su due regole fondamentali: azzerare i costi fissi per le venue e i promoter con i quali lavoriamo in modo da ridurre al minimo il rischio economico delle location, già fortemente provate, e proporre degli accordi economicamente molto più bilanciati rispetto al passato.
Quando pensi che, nel tuo settore, si possa tornare alla normalità?
In verità sono entrato nell’ottica di pensiero che per tornare alla normalità nel nostro settore dovremo aspettare il 2021.
Pensi che il Governo avrebbe dovuto o dovrebbe fare qualcosa in più per sostenere il tuo settore?
Il Governo non può certo sviluppare un vaccino, che sembrerebbe al momento l’unica soluzione. In alternativa, ciò che auspichiamo, è innanzitutto un canale di comunicazione preferenziale che ci permetta di sapere al più presto quando potremo ritornare a programmare i nostri eventi – non importa che sia tra un mese o sei – è importante stabilire delle aspettative in modo che su di esse si possa iniziare una programmazione.
Sarebbe inoltre utile che l’MTA (il Malta Tourism Authority) una volta finito tutto, sia effettivamente, e non solo formalmente, aperto ad ascoltare le proposte di tutti i promoter operanti a Malta e non esclusivamente quelle dei “soliti noti”.
Concludo evidenziando un aspetto: quando si ferma un settore come il nostro, le ripercussioni non sono solo per i promoter, ma per tutti. Bartender, servizi di sicurezza, ingegneri del suono, fornitori audio/luci, tipografie, e potrei citarne molti altri, sono parte del motore dell’economia globale: se tutte queste persone non ritornano presto a lavoro non potranno neppure contribuire all’economia del Paese.