Sono 1000 i richiedenti asilo che vivono attualmente nei container del centro di accoglienza. Per loro, all’elevato rischio di contrarre il Covid-19 dovuto alla mancanza di strutture igieniche adeguate, si somma il rischio di perdere il lavoro e, di conseguenza, di essere rimpatriati.
Gli abitanti del centro di accoglienza di Ħal Far stanno vivendo una situazione sanitaria molto delicata dopo che 8 di loro sono risultati positivi al tampone faringeo per la diagnosi del Covid-19 negli ultimi giorni.
Il centro, che fino alla fine degli anni ’70 era un aeroporto della Royal Air Force e che nell’ultimo decennio ha dato rifugio a migliaia di immigrati che raggiungevano le coste maltesi, ospita attualmente 1000 richiedenti asilo, per i quali è stata disposta una quarantena di 14 giorni senza possibilità di avere contatti con l’esterno e, per questo, sono costantemente sorvegliati da soldati posti sul perimetro del centro.
La paura delle autorità sanitarie, del personale e degli immigrati stessi, però, è legata al rischio di diffusione del Covid-19 all’interno del campo. Le strutture igieniche presenti, infatti, risultano essere al di sotto della norma e, nonostante siano stati installati impianti sanitari aggiuntivi, il cibo venga distribuito cabina per cabina, siano presenti medici sul posto e il numero di tamponi effettuati tra i residenti sia aumentato, risulta difficile evitare i contatti diretti tra le persone in un luogo così piccolo e, di conseguenza, limitare la diffusione del virus. Inoltre, come si evince dai filmati diffusi dalle testate locali Times of Malta e MaltaToday nella giornata di lunedì 6 aprile, non tutti i richiedenti asilo e non tutti i membri del personale utilizzano dispositivi di protezione individuale, indispensabili per ridurre il rischio di contagio.
Nelle ultime settimane i residenti sono stati costantemente aggiornati sulla situazione attraverso stretti contatti con la direzione del centro e per mezzo di opuscoli multilingue volti a sensibilizzare le persone al problema e a far conoscere i comportamenti da tenere per cercare di contenere la diffusione del virus. Grazie a queste misure i primi due casi positivi sono stati accertati dopo che i pazienti stessi hanno chiamato le autorità sanitarie.
Ulteriore preoccupazione è data dalla situazione economica dei richiedenti asilo, molti dei quali lavorano sull’isola e rischiano di perdere il posto di lavoro senza che il governo abbia predisposto per loro il congedo di quarantena e l’indennità di disoccupazione. La conseguenza di tutto ciò, ovviamente, potrebbe essere il mancato rinnovo del permesso di lavoro, seguito dal rimpatrio.