A Malta un bambino su cinque riceve richieste a sfondo sessuale online mentre uno su quattro riceve messaggi sessualmente espliciti.
Questo è quanto è emerso dall’indagine EU Kids Online 2020, pubblicata il 10 febbraio scorso dalla London School of Economics and Political Science. L’indagine è stata condotta intervistando bambini dai 9 ai 16 anni provenienti da 19 Paesi europei tra l’autunno 2017 e l’estate 2019.
Guardare video, ascoltare musica, comunicare con amici e familiari, visitare un sito di social network e giocare online è in cima all’elenco delle attività che i bambini svolgono quotidianamente con il loro smartphone o tablet. I bambini maltesi in particolare trascorrono più di 3 ore al giorno su Internet, per l’esattezza 194 minuti. Ciò li espone alla visione di contenuti pornografici e al contatto virtuale con malintenzionati molto più dei loro coetanei europei. Il 45% dei bambini maltesi ha confermato di aver vissuto un’esperienza online che li ha turbati, disturbati o spaventati, ma solo il 79% ne ha parlato con qualcuno. Se amici (39%) e genitori (42%) sono stati la principale fonte di sostegno nei casi in cui hanno chiesto aiuto, la mediazione da parte degli insegnanti rimane bassa e restrittiva.
A salvaguardarli dal contatto con gli abusanti il Registro per la protezione dei minori di Malta, approvato dalla Corte di giustizia nel 2012. Ad oggi l’elenco include i nomi di ben 79 persone condannate per aver commesso reati su minori quali stupro, abuso sessuale, rapimento, prostituzione, pornografia, tratta, molestia e abbandono. Una volta entrato a far parte del registro, l’abusante non può lavorare né ricoprire alcuna posizione all’interno di alcuna organizzazione che si occupi di istruzione, cura, custodia e benessere dei minori.
Quanto alla punizione, sebbene il Codice penale di Malta preveda una pena massima di 8 anni di reclusione per i casi di abuso sessuale, esiste ancora un vuoto normativo che consente agli abusanti di cavarsela impunemente. La “scappatoia” ha a che fare con i termini di prescrizione: le vittime possono denunciare l’abuso entro 10 anni dall’ultimo episodio. I termini di prescrizione possono estendersi fino a 15 anni qualora il reato dovesse includere fattori aggravanti, ad esempio se l’abuso presenta caratteristiche di continuità, se viene perpetrato da un membro della famiglia o se il bambino ha meno di 12 anni.
«È come se ci aspettassimo che un bambino sporgesse denuncia in tenera età»; così il Ministro della giustizia Edward Zammit Lewis ha aperto l’interrogazione parlamentare del 5 febbraio scorso.
Il dibattito in Parlamento si è concentrato sull’approvazione di alcuni emendamenti al Codice penale. Una delle modificazioni propone di estendere il limite di età dei bambini dai 12 ai 16 anni per il riconoscimento dei fattori aggravanti previsti per i casi di maltrattamento di minori. Il Ministro ha anche proposto di adottare ulteriori garanzie che impediscano agli abusanti di entrare in contatto con i bambini.
Le proposte sono state ben accolte dai parlamentari dell’opposizione. Tra gli altri, l’intervento della deputata parlamentare nazionalista Claudette Buttigieg ha messo in luce la necessità di migliorare non solo i servizi delle stazioni di polizia, ma anche la preparazione degli ufficiali di polizia stessi nell’ambito della gestione di casi del genere.