All’ICE di Londra, l’evento clou del mondo del gaming, abbiamo incontrato Heathcliff Farrugia, ceo della MGA, l’Authority che regola il secondo settore per ricchezza prodotta a Malta.
Heathcliff Farrugia è il ceo di MGA, Malta gaming authority, l’istituzione che rilascia le licenze per operare nel settore del gioco d’azzardo e controlla che tutti rispettino le norme di legge.
Il settore è al secondo posto dopo il Turismo, insieme a quello della Finanza, per ricchezza prodotta a Malta. Ma è cresciuto molto in fretta e insieme a posti di lavoro (si parla di 7mila dipendenti diretti) e sviluppo economico, ha portato anche qualche inevitabile disguido in un Paese che rimane comunque abitato da meno di mezzo milione di persone.
Il Corriere di Malta lo ha incontrato a Londra, dove Mga era presente, come ogni anno, con un proprio stand ad ICE, la fiera del gaming più importante d’Europa.
Nelle ultime settimane, la Mga, l’authority maltese del gaming, ha fatto sapere che nelle aziende del settore mancano molti lavoratori specializzati. Possibile che non si riescano a trovare persone preparate per questi ruoli?
R. È vero, abbiamo rilevato che ci sono 730 posti vacanti nell’industria del gaming in questo momento. Non so come siano messi gli altri settori, ma per noi è un problema. Il 40% riguarda figure legate al marketing. Ma dobbiamo considerare che almeno la metà di questi ruoli non potrebbero essere ricoperte da maltesi perché sono legate a una lingua specifica. A Malta tutti parlano, oltre al maltese, l’inglese; e si trovano tantissime persone che parlano l’italiano. Ma se un’azienda deve allestire un customer care per i propri clienti svedesi, per esempio, o tedeschi, ha bisogno di persone madrelingua. Quindi, dobbiamo sicuramente creare delle opportunità formative per i nostri giovani, ma sappiamo che dovremo sempre importare una percentuale di lavoratori dall’estero.
Ma questa necessità deriva da una crescita superiore alle aspettative?
R. Non è solo per questo. C’è anche il fatto che le regole del gaming, e in particolare quelle legate alle transazioni finanziarie e l’antiriciclaggio, sono sempre più rigide. E questo comporta anche delle procedure più complesse che costringono a impiegare un maggior numero di lavoratori.
Contemporaneamente, però, le aziende lamentano delle difficoltà pratiche e un aumento dei costi aziendali, oltre che per i lavoratori. In primo luogo, il problema immobiliare: prezzi alti e un’offerta di appartamenti sovradimensionati rispetto alle esigenze della maggior parte dei dipendenti.
R. Sì, le aziende ci hanno manifestato questi problemi e noi le ascoltiamo sempre, anche quando non siamo direttamente responsabili e non possiamo intervenire con dei nostri provvedimenti: noi regolamentiamo il gioco.
Certo, la legge che è appena entrata in vigore ha messo delle garanzie sugli affitti, tutelando sia i proprietari che gli affittuari. Il contratto prima non era nemmeno registrato.
Sappiamo che si sta facendo anche qualcosa per il problema delle scuole insufficienti, anche se non si risolverà immediatamente. In ogni caso, abbiamo un continuo dialogo con le aziende, anche grazie all’associazione che adesso le rappresenta e che favorisce la comunicazione.
Parla di iGen?
R. Sì, loro hanno un dialogo continuo con noi per quel che riguarda gli aspetti della regolamentazione ma anche con il Governo per tutte le altre problematiche.
Per finire, parliamo di Brexit. Ormai è fatta e molte aziende dovranno lasciare il Regno Unito per potere operare nell’Unione europea. Avete registrato molte richieste per trasferirsi a Malta e avere la vostra licenza?
R. Brexit è stata decisa da qualche anno. In effetti, quest’ultima fase che sancisce definitivamente l’uscita di Uk dall’Ue è la terza azione ufficiale in questa direzione. Credo che gli operatori che volevano trasferirsi l’abbiano già fatto. Da noi sono arrivate una dozzina di aziende. Ma tutte aziende di grosse dimensioni, con molti dipendenti. Non ci aspettiamo che succeda molto altro. Forse ancora un paio di aziende, ma niente di clamoroso.