Isabel Dos Santos, la controversa «donna più ricca d’Africa» è al centro di indagini internazionali. L’accusa è che lei e la sua famiglia abbiano letteralmente depredato lo Stato angolano tramite società di comodo create appositamente. Anche a Malta.
Malta è ancora al centro della scena internazionale per spiacevoli vicende legate al riciclaggio di denaro sporco e, nel caso di Isabel Dos Santos, la donna più ricca d’Africa, nel dirottare capitali legati alla corruzione.
A difesa della Dos Santos, figlia dell’ex Presidente angolano José Eduardo, si è levata la voce dell’ex parlamentare nazionalista Noel Buttigieg che, interpellato sul suo ruolo dal quotidiano in lingua inglese Times of Malta, ha sostenuto che la donna è vittima di «cattiva stampa».
Secondo Buttigieg, se è vero che il Governo angolano ha mosso varie accuse nei confronti della Dos Santos e del marito, il collezionista di arte contemporanea Sindika Dokolo, niente è mai stato provato.
Le attività maltesi della Dos Santos
Già nell’aprile 2017, la giornalista Daphne Caruana Galizia rivelò che il padre della Dos Santos, José Eduardo, era cliente della Pilatus Bank, avendo aperto un conto nel 2015.
Le autorità dell’Angola hanno compilato un elenco di una decina di società maltesi che sospettano essere state utilizzate per sottrarre denaro pubblico dalle imprese statali angolane.
Una di queste società è la Wise Intelligence Solutions Limited (WISL), una società di comodo maltese registrata dallo studio legale Ganado e amministrata proprio dall’ex deputato nazionalista Noel Buttigieg Scicluna.
Alla WISL è stato assegnato un contratto da 8,5 milioni di euro per svolgere servizi di consulenza, nonostante non sia mai stata operativa dalla sua costituzione, nel 2010.
Il contratto, presumibilmente concesso per aiutare a riformare la società statale angolana Sonangol. WISL ha poi subappaltato il lavoro alla Boston Global Consulting e PwC.
Nel 2016 la WISL ha dichiarato un utile di 2,4 milioni di euro a seguito del contratto Sonangol e di un altro contratto con Angola Telecom, altra società statale.
La WISL è solo una delle numerose società che la Dos Santos e il marito hanno costituito e che si trova attualmente sotto il mirino degli investigatori. Molte di queste società rispecchiavano fedelmente gli interessi della famiglia Dos Santos nelle società statali o partecipate angolane, che vanno dalla produzione di birra, all’energia, ai diamanti.
L’analisi dei documenti trapelati solleva forti dubbi su altre due società maltesi di proprietà congiunta della Sodiam, una sussidiaria della Endiama, la società pubblica angolana che gestisce le miniere di diamanti del Paese, e del marito della sig.ra Dos Santos.
Le società, Victoria Limited e Victoria Holding, sono state utilizzate per pompare milioni nell’acquisizione del 75% della De Grisogono, una società del lusso svizzera, specializzata in gioielleria.
I documenti e le e-mail trapelate mostrano che i termini dell’acquisizione erano enormemente favorevoli a Dokolo. L’accordo gli ha dato il “pieno controllo della gestione” di De Grisogono, mentre allo stato dei fatti era lo Stato angolano, tramite la Sodiam, a investire la maggior parte del denaro.
La fine dell’impero?
Dal 2018 il governo angolano persegue Isabel dos Santos per una corruzione di un tale livello che si pensa essere responsabile della recessione del Paese. La donna vive in esilio in Portogallo.
Il 30 dicembre 2019 scorso il tribunale di Luanda ha ordinato il congelamento dei conti bancari angolani di Dos Santos e il sequestro delle sue partecipazioni in società angolane, tra le quali Unitel e Banco de Fomento Angola.
Nel frattempo la Dos Santos è indagata anche in Portogallo e ha recentemente preso la cittadinanza degli Emirati Arabi Uniti.
Il governo angolano ha annunciato battaglia legale per la confisca dei beni di dos Santos in Portogallo, un processo che è già in atto sotto forma di rogatorie inviate in Portogallo per fermare il trasferimento dei fondi della Dos Santos da una Banca portoghese a una banca russa.