Il giornale Environmental Health Perspectives ha pubblicato uno studio sulle conseguenze dell’utilizzo delle sostanze chimiche usate per la purificazione dell’acqua.
Lo studio, condotto dal Barcelona Institute for Global Health, ha misurato la concentrazione dei trialometani (THM) nelle acque dell’Unione Europea, raccogliendo i dati dal 2005 al 2018.
Ne è emerso che l’acqua a Malta ha la seconda concentrazione più alta in Europa di THM, con 49.4 microgrammi per litro. Peggio fa solo Cipro, con 66.2 microgrammi per litro.
Gli scienziati hanno poi evidenziato una correlazione fra l’assunzione di acque con THM e il rischio di sviluppare un cancro alla vescica, per il quale un quinto dei casi è da attribuire proprio all’esposizione all’agente chimico.
Malta utilizza il cloro per la disinfezione delle acque, e secondo gli scienziati ridurne l’assunzione basterebbe ad abbassare del 18% il rischio di sviluppare il tumore alla vescica.
Gli scienziati hanno infine concluso che gli Stati con le concentrazioni più alte di THM dovrebbero applicare il massimo sforzo per ridurne i livelli, senza compromettere le qualità microbiologiche dell’acqua.
La risposta dell’azienda maltese delle acque
In merito alla questione, un portavoce della Water Services Corporation maltese ha dichiarato che Malta non ha mai superato il limite disposto dall’Europa di 100 microgrammi per litro.
Il portavoce ha voluto sottolineare che secondo lo studio il rischio di cancro alla vescica sia stato calcolato sulla supposizione di un rapporto causa-effetto tra gli alti livelli di THM nell’acqua e lo sviluppo del cancro.
In un video pubblicato successivamente, l’azienda ha dichiarato che si sta impegnando duramente per migliorare la qualità dell’acqua, ben oltre i limiti stabiliti dall’UE.
Questa ricerca fa parte di un progetto chiamato “Towards a Net Zero-Impact Utility”, finanziato dall’Unione Europea per 150 milioni di euro.
Lo scopo del progetto sarà quello di migliorare la capacità e l’efficienza degli impianti di dissalazione delle acque marine, riducendo il volume di acqua estratta di 4 miliardi ogni anno.
Il progetto include anche la costruzione di un impianto ad osmosi inversa a Gozo, e la distribuzione di 7 miliardi di litri di acqua riciclata nei terreni agricoli.
Le alternative all’acqua di rubinetto
In seguito alla pubblicazione dello studio, il quotidiano in lingua inglese Times of Malta ha intervistato l’ingegnere e consulente ambientale Marco Cremona.
L’esperto ha ribadito che l’acqua corrente ha livelli di THS sotto il limite consentito e che quindi non deve destare preoccupazioni.
Ma se qualcuno preferisce comunque evitare l’acqua corrente, ci sono delle alternative, come l’osmosi inversa.
La Water Services Corporation sta lavorando ai propri impianti ad osmosi inversa, ma ci vorranno circa tre anni prima che questi saranno attivi in tutta Malta.
A Sliema ad esempio, dice Cremona, la qualità dell’acqua corrente è come quella dell’acqua in bottiglia, mentre al sud ha ancora un sapore percepibile, ma è comunque sicura.
L’osmosi inversa non ha controindicazioni sulla qualità dell’acqua, purché si effettui una revisione degli impianti ogni due anni.
Questo sistema è però poco ecosostenibile, perché ha bisogno di grandi quantità d’acqua per purificarne solo il 15%.
Un’alternativa più diffusa è probabilmente quella di acquistare acqua imbottigliata. Secondo l’esperto questa potrebbe però rivelarsi la più dannosa tra le opzioni.
Tutto dipende da come viene immagazzinata l’acqua e per quanto tempo resta imbottigliata. Secondo la OMS, dopo uno studio del 2018, il 90% delle bottiglie dei marchi più popolari in commercio conteneva microparticelle di plastica.
Oltre queste, una buona alternativa è l’utilizzo di filtri per l’acqua di rubinetto, che ne migliorano il sapore ma diminuiscono la concentrazione di minerali “buoni” contenuti nell’acqua – assimilabili comunque con una dieta variata.