Dopo le dimissioni di uomini chiave del Governo sono prossime anche quelle del Premier? Nel frattempo sull’arcipelago sale la tensione.
Nella giornata di ieri, venerdì 29 novembre, dopo un crescendo di tensione, il quotidiano in lingua inglese Times of Malta ha pubblicato la notizia delle imminenti dimissioni di Muscat, cosa che ha contribuito a rasserenare gli animi. Ma andiamo con ordine.
La giornata è iniziata con accuse inquietanti: il Consiglio dei ministri, iniziato nella serata di giovedì 28, è terminato alle 4 del mattino di venerdì. Ma nel momento in cui il premier e i ministri lasciavano Castille, i giornalisti accreditati, circa un centinaio di persone, sono stati rinchiusi in una stanza, impedendogli di uscire. Come se non bastasse, cosa ancor più grave, a «sequestrare» la stampa sono stati uomini in borghese, non appartenenti alle forze dell’ordine. Più tardi la blogger e attivista Cami Appelgren ha identificato uno dei sequestratori come appartenente agli «ultras» laburisti.
Scene simili in strada, dove i pochi manifestanti rimasti in attesa dell’uscita dei ministri, sono stati aggrediti da un gruppo di uomini tatuati vestiti con tute sportive. Secondo il blogger Manuel Delia si tratta di gang legate al Partito laburista. Nel corso della notte è bruciata una vettura appartenente al marito dell’assistente dell’europarlamentare laburista Miriam Dalli.
È iniziato con questi drammatici presupposti il «Black Friday» a Malta, con lunghe file fuori dai negozi e centri commerciali mentre una manifestazione di studenti paralizzava la rotonda di Skatepark/Msida chiedendo le dimissioni di Joseph Muscat.
E proprio le dimissioni sono state il fantasma della giornata. Muscat ha fatto visita in mattinata al Presidente della Repubblica George Vella prospettandogli – secondo il Times – la road map delle proprie dimissioni, previste «entro dicembre» con un nuovo premier laburista alla guida dell’esecutivo già da gennaio.
La notizia delle imminenti dimissioni, che ha infiammato i media in tutta Europa, non è stata né confermata né smentita, ma naturalmente l’incertezza è tutta contenuta nel termine «imminenti». Con ogni probabilità Muscat, consapevole che il proprio perdurare in carica possa a questo punto essere più un male che un bene per il Paese stesso, sta cercando di gestire la transizione.
Secondo diversi media, che citano fonti interne allo staff del premier, lo stesso Consiglio dei ministri è stato tutt’altro che agevole per Joseph Muscat, con molti ministri decisi a farla finita con il premier e consapevoli che più Joseph resta aggrappato alla poltrona più rischia di trascinarli tutti con lui.
La lotta per la successione, al momento conta tre nomi «eccellenti». Il primo è quello di Miriam Dalli, europarlamentare considerata fedelissima di Muscat e probabilmente il nome su cui punta il premier. Anche perché il secondo «potabile» è Chris Fearne, vice premier da tempo critico con Muscat che sta tessendo la sua ragnatela di potere. Terzo nome quello di Ian Borg, il giovane e potente Ministro dei trasporti, il cui nome è sponsorizzato da varie lobby, ivi inclusa quella Malta Developers Association spesso al centro di polemiche per la devastazione ambientale dell’isola.
Se la notizia delle imminenti dimissioni ha gettato acqua sul fuoco delle tensioni, questo non ha però impedito ieri sera a una discreta folla di radunarsi sotto Castille dove, sulle note di “Vaffanculo” di Marco Masini, ha invitato il premier a fare le valigie il prima possibile. I laburisti, dal canto loro hanno annullato la manifestazione di sostegno a Muscat prevista per domenica a Fgura. Ieri sera Karl Stagno Navarra, un presentatore della rete televisiva laburista One, ha invitato i sostenitori a far sentire la propria solidarietà al premier mettendo una candela accesa alla finestra.
L’inchiesta giudiziaria sulla morte di Daphne Caruana Galizia
Sul fronte dell’inchiesta giudiziaria le notizie che arrivano sono poche e contraddittorie. Yorgen Fenech, l’uomo al momento considerato il mandante dell’attentato a Daphne Caruana Galizia, si è rivolto, tramite i suoi legali, alla Corte costituzionale per chiedere l’allontanamento del capo degli investigatori dal suo ruolo. Secondo Fenech sarebbe infatti «compromesso» con Keith Schembri. Quest’ultimo è scomparso dai radar, tanto che ieri ha dovuto smentire le voci che lo davano in fuga a Dubai.
In una deposizione ufficiale Yorgen Fenech ha nominato il premier Muscat, sostenendo che si sarebbero sentiti telefonicamente (non è chiaro a quale scopo). Il fatto è stato smentito immediatamente dallo stesso premier, che ha sostenuto che Fenech si starebbe «vendicando per la mancata concessione dell’indulto», decisione presa proprio durante il Consiglio del ministri tra giovedì e venerdì.
La prevista audizione in tribunale di Melvin Theuma, considerato l’intermediario tra Fenech e gli esecutori materiali dell’omicidio, i fratelli Debono e Vince Muscat, è stata rimandata su richiesta della polizia.
Muscat resta o va via? E quando? E Fenech ha architettato tutto da solo o la congiura è stata più vasta? Davvero qualche pesce grosso potrebbe presto lasciare le isole per riparare all’estero, come fece Craxi durante Mani Pulite? Queste sono le domande che gravano su questo fine settimana maltese, e più avanti non si vede alcuna luce che non sia quella delle luminarie natalizie.