Un messaggio contro le disparità economiche e per una giusta redistribuzione della ricchezza è stato lanciato ieri mattina dall’Arcivescovo di Malta, Charles Scicluna, durante l’omelia del Giorno dell’Indipendenza.
«Mentre ci impegniamo per convincere i ricchi e i potenti di questo mondo a investire qui e lavorare tra noi, dobbiamo anche di garantire che le nostre famiglie non perdano quel tenore di vita dignitoso di cui ancora godono in maggior parte», ha raccomandato durante la celebrazione liturgica presso la Concattedrale di San Giovanni.
Presenti alla Messa anche diverse autorità politiche e istituzionali, tra cui il nuovo leader del partito nazionalista Adrian Delia, salutato dall’arcivescovo al suo arrivo in cattedrale.
Mons. Scicluna ha affermato che chi detiene il potere deve esercitarlo non solo con la massima integrità morale, ma anche con il dovuto impegno per assicurare e favorire il benessere dei cittadini: il raggiungimento del bene comune è l’unica ragione per l’esistenza delle autorità civili – ha aggiunto – ed è sulla base di questo obiettivo che ogni singolo cittadino ha diritto e dovere di agire nella vita pubblica.
Citando Papa Giovanni XXIII, mons. Scicluna ha evidenziato che il lavoratore ha diritto ad un salario conforme a quanto viene percepito generalmente giusto per una vita dignitosa.
«Dobbiamo chiederci se la ricchezza generata nella nostra società non stia creando nuove forme di disparità economica – ha continuato – sia creando un’oligarchia dei grandi ricchi, che riducendo i lavoratori a non permettersi nemmeno l’affitto mensile per una casa decente, dove le leggi selvagge della domanda e dell’offerta riducono molte persone a situazioni senza speranza e senza un futuro sicuro. È compito del Governo assicurare che i cittadini maltesi continuino a godere di uno standard dignitoso di vita in patria. Ciò include la capacità delle famiglie a basso reddito, dei pensionati e delle giovani coppie che stanno dando vita a una nuova famiglia a beneficiare di un alloggio e un’alimentazione adeguati, oltre che di un’educazione e di un servizio sanitario che non escludano i meno abbienti».