Uno spacciatore di Hamrun con un lungo passato criminale, composto da un resoconto di 17 pagine tra precedenti di vario genere, torna in carcere per la quarta volta, dopo essere stato dichiarato colpevole per un traffico di droga.
Martin Debono, 47 anni, comunemente conosciuto tra i locali come “il-Boccu”, è stato arrestato e processato con l’accusa di aver fornito eroina regolarmente a quattro tossicodipendenti, che lo hanno cercato più volte presso la sua residenza per tentare di soddisfare la loro dipendenza.
Al momento dell’ultimo arresto, nel gennaio 2012, l’uomo aveva negato ogni accusa, pur scegliendo di rimanere in silenzio durante l’interrogatorio della polizia. Un’ispezione nella sua abitazione non aveva portato al ritrovamento di sostanze stupefacenti destinate alla vendita, ma compromettere la posizione sono state in seguito le testimonianze dei quattro clienti, che hanno raccontato in tribunale di avere chiamato più volte Debono al cellulare per fissare un incontro e farsi consegnare un quantitativo di droga.
Anche se nessuno dei testimoni conosceva l’uomo per nome, riferendosi a lui soltanto con il soprannome, l’identificazione è stata possibile grazie ad alcune foto mostrate dalla polizia e durante l’udienza in tribunale. Uno dei testimoni, una tossicodipendente che avrebbe iniziato a rifornirsi da Debono già all’età di 16 anni, ha ammesso di avere acquistato molto spesso quantitativi da 0,5 grammi di eroina al prezzo di 40 euro.
Il “modus operandi” adottato dall’accusato per concludere gli affari sarebbe stato lo stesso con ogni cliente. Tutti e quattro i testimoni hanno infatti dichiarato separatamente di aver chiamato il loro fornitore e avanzato la loro richiesta telefonicamente, per poi passare a casa dell’imputato, vicino alla piazza centrale di Hamrun. Avrebbero quindi incontrato l’uomo nell’area comune al di fuori del suo appartamento, dove l’affare sarebbe stato concluso con la consegna della merce ordinata.
Sebbene la difesa abbia contestato la credibilità dei testimoni chiamati in causa dalla procura, il tribunale, presieduto dal magistrato Natasha Galea Sciberras, ha respinto tale argomentazione sostenendo che la colpevolezza dell’accusato sia stata dimostrata al di là di ogni ragionevole dubbio, e rilevando come il resoconto di un testimone in particolare sia risultato coerente e dettagliato a tal punto da essere ritenuto credibile e probabile.
I registri delle chiamate forniti dalle compagnie telefoniche hanno altresì evidenziato come 17 telefonate effettuate da uno dei testimoni nell’arco di due settimane fossero state ricondotte ad un numero localizzato ad Hamrun, nelle vicinanze della residenza del convenuto. Nel decretare la pena, il tribunale ha ripreso l’accusa di 17 pagine che ha mostrato precedenti coinvolgimenti per furto aggravato, frode, falsificazione dei documenti e possesso di droga: per il giudice tutto questo ha confermato uno stile di vita non certo esemplare, che ha portato l’accusato a una condanna di due anni e nove mesi di carcere, una multa di 2.750 euro e 955.19 euro per il rimborso delle spese giudiziarie.