La Corte d’appello ha revocato una condanna a sei mesi di carcere nei confronti di un uomo che aveva cercato di strangolare la moglie.
Il caso risale al giugno del 2008, quando l’agente di polizia Kevin Galea, sospettando di essere tradito, ha cercato di strangolare la moglie con il filo di un caricatore del cellulare. In seguito alle prove fornite dalla magistratura inquirente, l’imputato è stato dichiarato colpevole di tentato omicidio e violenza domestica.
Galea ha tuttavia impugnato la sentenza e chiesto alla Corte d’Appello di rivedere la condanna prendendo in considerazione il grave stato di salute mentale in cui versava al momento del tremendo gesto compiuto.
Dal riesame della vicenda è emerso inoltre che Galea ha interrotto lo strangolamento di sua spontanea volontà, prima che si arrivasse alle estreme conseguenze, ha chiamato la polizia per denunciarsi e un’ambulanza per fornire i soccorsi alla signora, rimasta priva di conoscenza.
Anche la vittima ha dichiarato ai giudici che il marito, da lei perdonato, aveva agito in quel modo perché non stava bene e necessitava di aiuto.
La Corte d’Appello, presieduta dal giudice Consuelo Scerri Herrera, ha sospeso la pena per tre anni e ordinato di sottoporre l’imputato a cure mediche e psichiatriche.