Si è riunito il nuovo gruppo di pressione “Inħobbu l-Gżira“, nato a inizio 2019 da un folto gruppo di residenti per protestare contro il progetto che cambierà radicalmente il volto di Manoel Island.
L‘eloquente titolo del primo incontro tenutosi il 29 gennaio, Manoel Island for the People, not Profit (Manoel Island per le persone, non per il profitto), lascia poco spazio all’interpretazione.
La preoccupazione di fondo che accomuna gli aderenti all’iniziativa, è infatti la convinzione che si tratti di un progetto totalmente avulso dalle esigenze della popolazione residente, ma, al contrario, fortemente sbilanciato a favore dei costruttori del gruppo MIDI.
Come affermato da uno dei fondatori del gruppo, Michael Sciortino, intervistato dal giornale Isles of the Left, il progetto nasce da un’idea di circa 30 anni fa e, quindi, da una Malta che in buona parte non esiste più.
Se nei primi anni ’90 l’arcipelago doveva affrontare problemi quali la disoccupazione, lo scarso sviluppo economico, il declino demografico di aree come Sliema e Gzira, oggi il Paese si trova invece davanti a sfide pressoché opposte.
La crescente densità abitativa, la pressione sugli impianti fognari, i pochi spazi pubblici e l’iper-urbanizzazione dell’area, fanno sì che la popolazione rivendichi oggi la necessità di più spazi comuni e strutture ricreative, anziché ulteriori costruzioni nell’unico polmone verde dell’area.
Ne sono esempio ed emblema le famose panchine del lungomare di Gzira, particolarmente frequentate dai locali nel periodo estivo ed ultimo baluardo di socialità per molti residenti, il cui numero verrebbe fortemente ridimensionato per fare spazio a un nuovo ponte per le automobili.
L’appello di Inħobbu l-Gżira mira quindi a ripensare il progetto in un’ottica più inclusiva e sociale, scongiurando il rischio di nuove unità abitative per pochi privilegiati a discapito dei molti residenti, e chiede al governo di sottrarre almeno la parte prossima al ponte alla speculazione edilizia ed all’espansione del cantiere degli yacht.
Un’esigenza ampiamente diffusa che non si ferma ai 70 partecipanti all’incontro del gruppo, ma che, come dimostrano le migliaia di adesioni alla petizione Transform Manoel Island in our own Central Park, risponde alle nuove sfide che l’incalzante ritmo di sviluppo pone di fronte alla comunità maltese.