Sono ferme da due settimane a un miglio di distanza dalla costa maltese con decine di migranti a bordo le due imbarcazioni delle Ong Sea Watch e Sea Eye.
La gestione dei profughi salvati nel Mediterraneo il 22 dicembre scorso ha sollevato un nuovo braccio di ferro tra Italia e Malta. Anche se stavolta, per il Governo italiano, il primo a intervenire è stato il vicepremier Luigi Di Maio, che cogliendo d’anticipo il collega Matteo Salvini, da leader politico del Movimento 5 Stelle, ha invitato Malta a far sbarcare donne e bambini e a mandarli in Italia: «Nessun bambino con la sua mamma può continuare a stare in mare ostaggio dell’egoismo di tutti gli Stati europei. Siamo pronti ancora una volta a dare, come sempre, una lezione di umanità all’Europa intera. Poi ci mettiamo al telefono con ognuno dei capi di stato europei e li costringiamo a rispettare le quote previste per ogni Paese».
All’intervento di Di Maio non si è fatta attendere la replica da Valletta, con il ministro dell’interno Michael Farrugia: «Piuttosto che fare tali dichiarazioni contro Malta e la solidarietà europea, l’Italia dovrebbe partecipare al ricollocamento dei migranti attualmente in corso. Il governo di Malta raccomanda al vicepremier italiano di valutare questi fatti prima di fare dichiarazioni pubbliche ed evitare di farne di simili in futuro». Secondo la versione maltese, il salvataggio sarebbe avvenuto più vicino all’Italia che a Malta e l’Ong avrebbe ricevuto un rifiuto dall’Italia stessa alla richiesta di un porto sicuro: la nave sarebbe stata quindi forzata a navigare ulteriormente, allontanandosi dal punto di soccorso, e cercando rifugio nelle acque territoriali maltesi. Non trovando di certo una migliore ospitalità, c’è da aggiungere.
Nel frattempo continuano i contatti diplomatici a livello europero per trovare dare uno sbocco alla situazione e garantire al più presto un porto sicuro per gli ormai stremati migranti a bordo, uno dei quali si è anche tuffato nelle gelide acque del Mediterraneo per provare a raggiungere le coste maltesi a nuoto, salvo poi essere recuperato con una ciambella di salvataggio.
In merito alla delicata questione è intervenuto anche l’arcivescovo di Malta, Mons. Charles Scicluna, che nella giornata di sabato 5 gennaio è salito a bordo della nave MV Lifeline, ormeggiata nel Grand Harbourd di Valletta: «La vita umana – ha affermato – non ha prezzo e le trattative non dovrebbero mai avvenire a spese delle persone che sono in difficoltà. L’Europa agisca senza ulteriore ritardo per salvare i nostri fratelli e sorelle che sono ancora in mare».